Ammortamento: cos’è e come si calcola

L’ammortamento è la “fetta” di consumo annuale di un investimento pluriennale.
Si calcola dividendo il valore d’acquisto per gli anni di vita utile del bene.

Rappresenta il costo di competenza di ogni anno, anche se il pagamento (uscita di cassa) generalmente è avvenuto all’inizio, cioè al momento dell’acquisto del bene strumentale.

Ti propongo di iniziare dal principio cercando di capire cosa sono gli investimenti e come si distinguono dagli altri acquisti, mentre se hai fretta puoi saltare direttamente al riepilogo sugli ammortamenti.

Sommario dei contenuti mostra

Investimenti e consumi: il chiosco bar di Ester

Nell’ambito della propria attività ogni azienda, per poter vendere, deve effettuare numerosi acquisti.

Prendiamo ad esempio il nuovo chiosco bar che Ester ha aperto nella piazza dei giardini.

Ester per iniziare la sua attività ha comprato:

  • il caffè in grani, lo zucchero, le brioches di pasticceria, le bibite e i gelati, il detersivo;
  • il chiosco vero e proprio in prefabbricato, la macchina da caffè, il macinino, il frigo, la lavastoviglie, sedie e tavolini, bicchieri e tazzine (non sempre, le tazzine spesso gliele regala il fornitore del caffè).

C’è una differenza fondamentale tra queste due righe di acquisti:

  • i beni della prima riga sono acquisti periodici e ricorrenti, talvolta giornalieri, e si consumano in un solo ciclo di produzione/vendita, sebbene in quantità diverse (7 grammi di caffè macinato, 5 grammi di zucchero, 1 brioche, 33 cl di bibita, 1 gelato);
  • i beni della seconda riga invece costituiscono la dotazione strutturale dell’attività, si comprano una volta e poi durano molti cicli produttivi, anzi, diversi anni.

I primi rappresentano i costi operativi o, nel linguaggio delle multinazionali, OPEX (OPerating EXpenditure) cioè i consumi quotidiani.

I secondi sono gli investimenti in attivo fisso o CAPEX (CAPital EXpenditure).

Significato ed esempi di OPEX (OPerating EXpenditure): costi operativi

Definizione: la parola OPEX: è l’acronimo di OPerating EXpenditure, in italiano costi operativi.

I costi operativi rappresentano il valore dei consumi di un certo periodo, indipendentemente dal momento nel quale vengono pagati, in parole semplici sono i costi periodici di gestione per fare il tuo lavoro tipico d’impresa.

In quanto costi li troviamo nella parte alta del conto economico contrapposti ai ricavi operativi.

Ricavi operativi meno costi operativi uguale risultato operativo

Facendo la differenza tra ricavi operativi e costi operativi si determina il risultato operativo dell’impresa o EBIT (Earnings Before Interest & Taxes) cioè quanto guadagna o perde, in un periodo, svolgendo la sua attività caratteristica.

I costi operativi (OPEX) possono riguardare ad esempio:

  • materie prime (caffè in grani), sussidiarie (zucchero), materiale di consumo (detersivo) e merci (gelati);
  • servizi, utenze, manutenzioni;
  • affitti e noleggi;
  • costi del personale;
  • costi relativi all’amministrazione, al marketing, costi commerciali;
  • ammortamenti (e vedremo tra poco di cosa si tratta).

In sostanza sono tutti i costi necessari per gestire quotidianamente la tua attività ad esclusione degli interessi passivi e delle imposte (che sono, appunto, costi non operativi).

Non a caso il risultato operativo, che si ottiene sottraendo i costi operativi dai ricavi operativi, in inglese si chiama l’EBIT che sta per Earnings Before Interest & Taxes cioè guadagni prima (di aver sottratto) gli interessi e le tasse.

Significato ed esempi di CAPEX (CAPital EXpenditure): investimenti in attivo fisso, immobilizzazioni o cèspiti

Definizione: la parola CAPEX è l’acronimo di CAPital EXpenditure, letteralmente “spese in conto capitale” quindi investimenti in beni durevoli.

Gli investimenti in beni durevoli sono i beni strumentali ad utilità pluriennale acquisiti da un’impresa per svolgere la sua attività. Sono anche detti immobilizzazioni o attivo fisso (fixed assets) perché necessitano di un capitale che viene “immobilizzato” o “fissato”, cioè tenuto fermo, per molti anni.

Nel linguaggio contabile italiano sono anche chiamati cèspiti (l’accento non serve ma si pronuncia accentando la prima sillaba).

In quanto investimenti, il loro valore si trova nell’attivo dello stato patrimoniale.

Stato patrimoniale: attivo fisso (CAPEX) e attivo circolante; debiti e patrimonio netto

I CAPEX o immobilizzazioni riguardano ad esempio:

  • fabbricati;
  • costruzioni leggere (tettoie, baracche, ecc.);
  • impianti e macchinari;
  • attrezzatura;
  • autoveicoli da trasporto (autocarri, carrelli elevatori, ecc.);
  • autovetture, motoveicoli e simili;
  • macchine da ufficio, computer, telefoni;
  • mobili da ufficio.

Per iniziare trattiamo le immobilizzazioni materiali. Esistono anche le immobilizzazioni immateriali ma, per non mettere troppa carne al fuoco, ne parleremo verso la fine dell’articolo .

La gran parte degli investimenti viene effettuata prima di iniziare l’attività e di solito i beni strumentali vengono pagati al momento dell’acquisto con un esborso di cassa piuttosto impegnativo.

Ma anche durante la vita dell’azienda capita di acquisire nuovi beni strumentali per sostituzione di beni usurati o superati o per ampliamento dell’attività.

Così dopo qualche tempo Ester potrebbe aver bisogno di comprare nuovi bicchieri o sostituire il frigo oppure potrebbe decidere di acquistare una piastra elettrica, un forno a microonde o una macchina del ghiaccio.

Qualsiasi attività economica che si decida di intraprendere necessita di investimenti, anche se alcune meno e alcune di più.

Così andiamo dal minimo di un computer per il web designer, di una scopa e un secchio per l’impresa di pulizie, ai costosi impianti di una centrale elettrica o di un’industria meccanica pesante che sono quindi attività ad alta intensità di investimenti.

Cos’è e come si calcola l’ammortamento delle immobilizzazioni: esempio

Abbiamo detto che gli investimenti in attivo fisso durano molti cicli produttivi e diversi anni.

Sarebbe però un errore pensare che essi durino per sempre.

O meglio, sono pochissimi gli investimenti che non hanno un limite di durata e cioè:

  • i terreni;
  • le opere d’arte;
  • i preziosi (oro, argento, pietre preziose);
  • gli investimenti azionari.

Il valore di questi beni non ha generalmente limiti di tempo e, salvo rari casi, non si annulla mai.

Piuttosto col passare del tempo può subire svalutazioni o rivalutazioni.

Esclusi questi limitati casi gli altri investimenti in attivo fisso si consumano negli anni, così Ester, la titolare del chiosco, dopo un certo numero di anni, ipotizziamo tre, dovrà buttare via (si dice dismettere) la macchina da caffè che, un triennio prima aveva pagato 3.000 €.

Questo significa che il consumo annuale di questo investimento sarà stato pari a:

3.000 € diviso 3 anni = 1.000 € annui.

In altre parole disporre di questa macchina le sarà costato 1.000 € l’anno.

Questi 1.000 €/anno rappresentano la quota di ammortamento annuo del cespite cioè il consumo del bene strumentale ovvero il costo annuo di disporre di una macchina del caffè, che andrà annotato tra i costi di tre conti economici successivi.

Ma esaminiamo con ordine la vita di un bene d’investimento, secondo i tre aspetti tipici della gestione d’impresa: economico, patrimoniale e finanziario.

L’acquisto di un bene strumentale, o CAPEX

Quando Ester, all’inizio del primo anno (tempo 0) ha acquistato la macchina da caffè, in termini contabili. sono successe contemporaneamente due cose:

  • è diventata proprietaria di una bellissima e luccicante macchina da caffè nuova del valore di 3.000 €. Dal punto di vista patrimoniale: investimenti = + 3.000;
  • ha effettuato il relativo pagamento e si è trovata con 3.000 € in meno sul conto corrente. Dal punto di vista finanziario: cassa = – 3.000.

Puoi vederne la rappresentazione nell’immagine qui sotto dove i valori monetari sono rappresentati in migliaia di euro e il flusso di cassa è negativo perché rappresenta un pagamento.

Anno zero: investimento di 3 a pagamento di 3

L’utilizzo di un bene d’investimento negli anni

Ora, se la macchina da caffè avesse una durata illimitata nel tempo (cioè se fosse un diamante, che è per sempre!), l’aspetto patrimoniale, osservato alla fine di ogni anno, sarebbe il seguente (sempre con dati in migliaia di euro):

L'investimento vale 3 per sempre

Il bene, in questo raro caso, non perderebbe mai il suo valore nel tempo (salvo svalutazioni o rivalutazioni di mercato come abbiamo già detto).

Ma non è questa la nostra situazione.

Il calcolo della quota di ammortamento annuo: il coefficiente o alìquota

La macchina da caffè ha una durata limitata nel tempo. Così dopo un certo periodo, che ho stabilito per semplicità in tre anni, sarà completamente consumata ed inutilizzabile.

Non me ne vogliano i produttori di macchine per caffè, che durano sicuramente di più, se ho ipotizzato solo tre anni per motivi di rappresentazione grafica.

Questo significa che il costo di disporre di questo impianto, la cosiddetta “quota di ammortamento annuo”, sarà pari al costo d’acquisizione diviso gli anni di vita utile e cioè:

3.000 diviso 3 anni = 1.000 € annui.

Normalmente si calcola applicando una percentuale, detta coefficiente annuo di ammortamento o alìquota di ammortamento che in questo caso sarebbe il 33 (virgola 3 3 3 …) %:

3.000 per 33,3% = 1.000 € annui.

Ecco, dal punto di vista economico, la rappresentazione del costo di ammortamento calcolato alla fine di ognuno dei 3 anni, rappresentato in negativo perché è un costo (ancora una volta sono migliaia di euro).

Ammortamento di 1 per 3 anni

L’ammortamento quindi, è un costo che si calcola alla fine di ogni anno e che si aggiunge agli altri costi operativi al fine di considerare, insieme a questi, anche il consumo dei beni d’investimento dell’azienda. In inglese si chiama “depreciation” che rende molto bene l’idea di consumo.

Si dice che è un costo non monetario, cioè che non corrisponde a un pagamento in quanto il macchinario è stato pagato integralmente all’acquisto.

Il valore dell’attivo fisso netto

Dal punto di vista patrimoniale invece la macchina da caffè che all’inizio del primo anno aveva un valore di 3.000 euro, ne varrà 2.000 dopo un anno di utilizzo, 1.000 dopo due anni, e zero al termine del terzo anno quando, così si dice, sarà completamente ammortizzata (e guai a dire ammortata!).

Attivo fisso netto negli anni: 3, 2, 1, 0

Questo valore, anch’esso calcolato ad ogni fine d’anno, viene definito attivo fisso netto (net fixed assets) cioè valore dell’attivo fisso (investimenti a lungo termine) al netto di tutte le quote di ammortamento annue accumulate fino al momento del calcolo (il cosiddetto fondo ammortamento).

L’attivo fisso netto è un po’ come il valore della tua auto oggi se cerchi le quotazioni dell’usato nelle appendici di Quattroruote per modello e anno di immatricolazione (e non ti arrabbiare se scopri che vale meno del valore affettivo che ha per te!).

Tale valore è influenzato dall’utilizzo, ma anche dall’obsolescenza (superamento tecnologico) del bene, per cui la Fiat Punto di 20 anni fa di mio zio, vale zero anche se ha solo 18.000 chilometri.

L’ammortamento annuo viene infatti calcolato a quote costanti rispetto alla vita utile del bene e non in proporzione al suo utilizzo.

RIEPILOGO: il processo di ammortamento dal punto di vista economico patrimoniale e finanziario

Ecco alfine, nell’immagine seguente, la vita utile di un bene strumentale analizzata nei suoi anni di vita utile, dai tre punti di vista della gestione aziendale: economico, patrimoniale e finanziario e cioè:

  • economico: il costo della quota di ammortamento annua (che NON corrisponde a un pagamento ma al consumo);
  • patrimoniale: il valore dell’attivo fisso netto all’inizio e alla fine di ogni periodo;
  • finanziario: l’uscita di cassa dovuta al pagamento effettuato all’inizio.

Aspetto economico, patrimoniale e finanziario

Competenza e cassa nel calcolo dell’ammortamento

Vale la pena di precisare la consueta coincidenza fra principio di competenza economica e principio di cassa, sebbene in tempi diversi:

  • per cassa: il pagamento generalmente viene effettuato all’atto dell’acquisto: – 3.000 € al tempo zero;
  • per competenza: il costo viene calcolato ad ogni fine anno e “spalmato” in tutti gli anni di effettivo utilizzo: – 1.000 € alla fine dei tre anni con un totale di – 3.000.

In ogni caso, nel tempo, i due valori coincidono ma, a differenza degli acquisti e dei pagamenti dilazionati, in questo caso l’aspetto finanziario precede l’aspetto economico.

Chi decide la vita utile degli investimenti? Valori medi

A questo punto sorge spontanea una domanda. Chi stabilisce la vita utile di un bene d’investimento?

In un mondo ideale dovrebbe essere l’imprenditore che, se ha un po’ di esperienza, riesce a stimare meglio di chiunque altro la durata delle proprie attrezzature. Nella pratica però questo lascerebbe troppa arbitrarietà.

Ricordiamo che le imposte sono calcolate sul risultato economico (ricavi meno costi) e che l’ammortamento, al pari degli altri costi, riduce la base imponibile sulla quale si calcolano le imposte.

Per evitare questa arbitrarietà esiste un Decreto del Ministro delle Finanze del 1988, vigente ancor oggi, che stabilisce le percentuali (o aliquote o coefficienti) massime di ammortamento annuo e quindi, indirettamente, definisce la durata.

Le attività economiche sono classificate in 22 gruppi più uno residuale e, all’interno di questi, in 170 specie. Per ogni singola specie, cioè per ogni tipologia di attività esercitata dall’impresa, sono definite le aliquote % di ammortamento per categorie di beni.

Sono presenti le attività agricole, industriali ma le attività di servizi sono molto limitate. Chi non trova la propria attività deve applicare l’ultimo gruppo (attività non precedentemente specificate) e l’ultima specie (altre attività) a meno che non trovi una categoria di beni assimilabile alla propria nel resto del documento.

Ho fatto una media un po’ grossolana tra le % delle varie attività e ho aggiunto la durata in anni (approssimativa e senza virgola) che se ne deduce. Eccola qua.

Durata in anni: immobili 33, tettoie 10, macchinari 7, attrezzatura autocarri e autovetture 4, PC e telefoni 5, mobili 8

Dove trovare le tabelle del DM 31/12/1988 dei coefficienti di ammortamento dei beni strumentali materiali

Basta digitare su Google il titolo precedente: ti segnalo i link più autorevoli che puoi trovare.

Puoi consultare un pdf di 32 pagine sul portale dell’Agenzia delle Entrate (DM 31/12/1988 Coefficienti di ammortamento).

Oppure puoi navigare sul sito della Gazzetta Ufficiale: troverai le attività negli allegati che vanno da 1 a 22 cliccando i rispettivi art.1.

SCARICA la tabella EXCEL navigabile delle aliquote % di ammortamento del DM 31/12/1988

Siccome ho sempre incontrato una certa difficoltà nell’esaminare questo documento ho pensato bene di scaricare il pdf e fare un copia e incolla su un foglio Excel.

Poi ho separato la colonna della descrizione da quella delle percentuali. Infine ho costruito sulle 1.331 righe risultanti (compresa intestazione) una struttura su tre livelli (gruppo, specie, categorie di beni) che permetta di navigarlo più agevolmente cliccando sui + e sui che interessano, oppure sugli [1], [2], [3] in testa che espandono tutto il livello.

Avevo iniziato qualche anno fa poi arrivato a metà avevo smesso per disperazione. Col lock-down dopo aver sistemato i lavori arretrati e gli armadi di casa ho finito questo foglio Excel.

Si tratta di un’elaborazione che, a quanto mi risulta, non è mai stata fatta (la maggior parte dei siti pubblica il link al DM), anche perché penso che sia pressoché inutile se non a livello di curiosità, poiché:

  • se usi un software di contabilità i dati sono precaricati dalla software house;
  • se invece dai tutte le tue fatture al commercialista, sono preinseriti nel suo software.

Siccome il file Excel mi è costato molto lavoro in termini di pazienza, ho inserito in ogni riga il link al mio sito e l’ho bloccato.

Download “Coefficienti di ammortamento”

Fermo restando l’ovvio copyright del Ministero delle Finanze, l’elaborazione è liberamente utilizzabile ma non vendibile perché, nonostante l’inutilità già specificata, desidero che sia disponibile per chiunque.

In ogni caso, non prendere i coefficienti come oro colato, fai una verifica col tuo commercialista di fiducia, perché potrebbe essere intervenuta nel frattempo una legge che ha apportato delle modifiche.

Io non mi occupo di consulenza fiscale, quindi sicuramente il tuo commercialista è più aggiornato di me su casi particolari.

Casi particolari ovvero FAQ di approfondimento sugli ammortamenti

Una complicazione: la riduzione al 50% dell’ammortamento nel primo anno …

Ma non è finita qui.

Già perché secondo il calcolo che abbiamo appena fatto risultano 1.000 € di costo per ammortamento dovuto al consumo in tutti e tre gli anni.

Questo sarebbe sensato se io avessi acquistato il bene il primo gennaio ma che dire se io l’avessi comprato il 20 dicembre? O il 24 maggio?

Inevitabilmente la quota di ammortamento del primo anno dovrebbe essere ridotta.

Sotto l’aspetto fiscale per “tagliare la testa al toro”, il primo anno l’ammortamento spetta al 50% della quota: è come se ci fosse una presunzione che l’ho acquistato a metà anno cioè al 30 giugno.
La quota residua si recupera nell’anno successivo all’ultimo.

Quindi, in una prospettiva fiscale, la reale rappresentazione dell’ammortamento della macchina da caffè negli anni è la seguente.

Ammortamento negli anni: 0,5 1 1 0,5

Conseguentemente il valore dell’attivo fisso netto passerà da 3, a 2,5, 1,5, 0,5 e infine zero.

… e una semplificazione: cespiti inferiori a 516,46 €

E se Ester comprasse un comune tostapane (prezzo 40€), che si spera duri più di un anno, dovrebbe calcolarne la quota di ammortamento come attrezzatura al 25% in 4 anni (10 €/anno)?

No. È stato stabilito nella “preistoria” (per i giovanissimi che mi leggono oggi) che gli acquisti di beni ammortizzabili di valore unitario inferiore al milione di vecchie lire, che poi è diventato automaticamente 516,46 € in base alla nota relazione 1€ = 1.936,27 lire (e chi se la ricordava?), possono essere “spesati” (cioè considerati costo) interamente nell’anno di acquisto.

Sta al responsabile amministrativo stabilire se applicare questa semplificazione che li considera in sostanza come consumi dell’anno, purché il valore complessivo di questi beni non sia troppo rilevante.

Capirete infatti che in un hotel di nuova costruzione la maggior parte dei beni d’investimento escluso l’immobile e il bancone del bar, riguarda letti, comodini, armadi, sedie, lavandini, specchi, ecc. … tutti di valore unitario inferiore ai 516,46 €.

Beh in questo caso il buonsenso, e probabilmente l’Agenzia delle Entrate, suggerirebbe di ammortizzarli normalmente, e non integralmente nell’anno di acquisto.

E se invece lo prendo in leasing, noleggio, affitto?

Sempre più spesso i beni strumentali necessari all’attività d’impresa non vengono acquistati ma sono acquisiti con un contratto di leasing, di noleggio o, nel caso di immobili, di affitto.

Beh in questo caso il bene non appartiene all’azienda e quindi, sotto l’aspetto patrimoniale, non è presente il valore dell’investimento.

Conseguentemente non occorre calcolare l’ammortamento.

(Per i più esperti incappati nella lettura di questo post mi riferisco ai principi contabili nazionali per aziende non quotate, e internazionali ante IFRS 16)

Secondo la prospettiva di cassa avrò i pagamenti mensili che corrispondono ai singoli canoni.

Dal punto di vista economico, ho un costo  che non si chiama ammortamento ma, a seconda dei casi, canoni di leasing, canoni di noleggio, canoni di locazione di immobili, royalties, ecc… che confluirà nella voce “costi per godimento di beni di terzi“.

Ci sarà quindi perfetta coincidenza nel tempo del costo per canoni con i pagamenti.

Eccone la rappresentazione, ipotizzando che le rate siano annuali e a interesse zero (non ci stavano graficamente 36 rate da 83 € al mese).

Leasing-noleggio-affitto: costo uguale pagamento

La differenza sostanziale sta nell’uscita monetaria che invece di essere immediata è dilazionata nel tempo, anche se quasi sempre aumentata di interessi.

Si ricorre a questa soluzione quando si vuole evitare un pagamento immediato che assorbirebbe cassa in modo impegnativo.

Cosa succede quando un bene è completamente ammortizzato?

Al termine dei periodi di ammortamento si dice che il bene è completamente ammortizzato tuttavia, seppur a valore zero, continua ad appartenere all’azienda. A questo punto le scelte sono tre:

  • il bene funziona ancora: lo tengo e continuo ad utilizzarlo “gratis” finché dura, in quanto il suo costo è già stato interamente recuperato;
  • il bene funziona ancora ma decido di venderlo: è la cosiddetta dismissione per alienazione che può dare origine ad una plusvalenza se recupero una minima cifra;
  • il bene non funziona più o è superato e lo butto via: è la dismissione per rottamazione che deve essere effettuata seguendo una particolare procedura amministrativa e non semplicemente portandolo alla discarica o all’eco centro.

E se lo vendo prima che sia completamente ammortizzato? Plusvalenze e minusvalenze

Cosa succede se vendo un bene prima che sia completamente ammortizzato?

Innanzitutto bisogna far riferimento al valore del bene in quel momento, il  valore netto contabile. Supponiamo che io decida di venderlo al termine del secondo anno quando il valore dell’attivo fisso netto è pari a 1.000 € (costo d’acquisto meno tutti gli ammortamenti calcolati fino a quel periodo, cosiddetto fondo ammortamento).

I casi sono tre:

  • lo vendo esattamente a 1.000 €: in questo caso cancello il valore del bene (-1.000 sull’attivo fisso netto) e incasso il relativo valore (+1.000 in cassa);
  • lo vendo a più di 1.000 € ad esempio a 1.500: anche qui cancello il valore del bene (-1.000 sull’attivo fisso netto), mi annoto l’incasso (+1.500 in cassa). Lo sbilancio di 500 € tra valore contabile e incasso rappresenta un ricavo. Questo ricavo è diverso dalla vendita di un caffè o un gelato perché è relativo ad un bene strumentale (macchina da caffè per un bar): si chiama, come già visto, plusvalenza;
  • lo vendo a meno di 1.000 € ad esempio a 400: quindi cancello il valore del bene (-1.000 sull’attivo fisso netto), mi annoto l’incasso (+400 in cassa) e mi segno come costo la differenza di -600; perdita che subisco per aver venduto un bene strumentale a meno del suo valore netto contabile: minusvalenza.

Curiosità sugli ammortamenti dalla tabella ministeriale dei coefficienti

Classificando le 1.331 righe mi sono imbattuto in alcune curiosità e in alcune descrizioni che, pur attuali nel 1988, oggi fanno sorridere.

La prima riguarda la descrizione, diffusa un po’ in tutto il documento, “Macchine d’ufficio elettromeccaniche ed elettroniche compresi i computers e i sistemi telefonici elettronici”: si riferiva evidentemente alle macchine da scrivere elettriche (che io usavo a scuola!) ai rarissimi computer, mentre cellulari e smartphone non esistevano ancora se non in prototipo.

Inoltre alcune attività, sebbene ancora esistenti, appaiono oggi un po’ anacronistiche:

  • Costruzione e riparazione di veicoli in legno (riga 321 del file Excel);
  • Officine da ramaio, lattoniere, stagnino, fabbro ferraio, maniscalco ed arrotino, compresi gli ambulanti (riga 522 del file Excel);
  • Lavorazione delle setole, del crine animale, del pelo, delle penne, delle piume, del capok e simili (riga 896 del file Excel);
  • Fabbricazione e lavorazione di oggetti di ornamento, compresi quelli di tartaruga, di corallo e simili (riga 927 del file Excel);
  • Produzione di dischi fonografici, incisione, edizione e stampa (riga 965 del file Excel).

Ecco infine come curiosità una tabella che confronta i mezzi di trasporto differenti da autocarri e autovetture, corredata di riga del file dove appaiono e relativa % di ammortamento.

Ammortamento mezzi di trasporto vari

Immobilizzazioni immateriali o intangibili

Quanto visto sinora è valido per gli investimenti in beni strumentali di carattere fisico, le cosiddette immobilizzazioni materiali che, ricordo, appartengono alle seguenti categorie:

  • fabbricati;
  • costruzioni leggere (tettoie, baracche, ecc.);
  • impianti e macchinari;
  • attrezzatura;
  • autoveicoli da trasporto (autocarri, carrelli elevatori, ecc.);
  • autovetture, motoveicoli e simili;
  • macchine da ufficio, computer, telefoni;
  • mobili da ufficio.

Ma nella vita di un’impresa può capitare di effettuare un sostanzioso esborso di cassa iniziale per acquisire un diritto e quindi qualcosa di immateriale o intangibile che comunque darà benefici, in termini di ricavi, per più anni.

Ci addentriamo in un argomento complesso con regole molto articolate a seconda della tipologia di diritto che si acquista e dell’azienda (quotata in borsa o no) per cui mi limiterò ad alcuni concetti generali.

Ecco alcuni esempi (non esaustivi ma piuttosto comuni) di immobilizzazioni immateriali:

  • brevetti;
  • diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno;
  • concessioni;
  • licenze;
  • marchi;
  • altri diritti tipo il cartellino di un giocatore.

Anche in questi casi occorre calcolare l’ammortamento, che decorre dal momento in cui l’investimento è disponibile e pronto all’uso, senza riduzione del 50% per il primo anno.

L’ammortamento dei beni immateriali in inglese si chiama “amortization“, a differenza di quello dei beni materiali che, come abbiamo visto, si traduce depreciation.

La durata del periodo di ammortamento, generalmente, è pari alla durata legale o contrattuale del diritto per cui se ho una concessione per 10 anni sarà per 10 anni mentre se ho fatto un contratto al giocatore per 4 anni, l’investimento del cartellino (si chiama diritto pluriennale alle prestazioni del giocatore) verrà ammortizzato in 4 anni.

Considerazioni finali

Se hai letto fino a questo punto ti faccio le mie congratulazioni, e i casi sono due:

  • sei uno studente dei Master post laurea ai quali insegno, e hai fatto bene perché queste cose le chiedo all’esame;
  • sei un imprenditore, un manager o un responsabile aziendale che ci tiene a capire e interpretare il bilancio e le voci che lo compongono, e questo ti fa onore.

Escluderei che tu sia un esperto amministrativo nel qual caso, comunque, spero tu abbia trovato qualche utilità o curiosità che non conoscevi.

In tutti i casi, se l’esperienza è stata positiva, ti invito a lasciare un commento ricordando che non mi occupo di consulenza fiscale e che non sono aggiornato su casi particolari come lo può essere il tuo commercialista di fiducia.

13 commenti su “Ammortamento: cos’è e come si calcola”

  1. Mi congratulo con il Dott. Bianco per l’articolo, molto chiaro ed esaustivo, ed utilissimo l’esempio per capire al meglio l’argomento.

    Rispondi
  2. Buongiorno Professore, un articolo chiarissimo, approfondito ma scritto in maniera semplice. Praticamente come ce l’ha spiegato al Master. Penso sia molto utile, anche per chi non ha fatto studi economici ma si appresta ad entrare in azienda, comprendere termini e concetti in uso nelle imprese.
    La ringrazio ancora

    Rispondi
    • Buongiorno Matteo, la ringrazio dei complimenti. Comunque su questo sito sono “Maurizio” e basta.
      Le faccio il mio miglior in bocca al lupo per la sua carriera e mi auguro che quanto appreso le sia utile per interpretare meglio la vita aziendale.

      Rispondi
  3. Pongo un quesito. Nel calcolo del costo industriale devo considerare l’ammortamento anche se il bene è totalmente ammortizzato? Quindi all’anno N considero nel costo industriale l’ammortamento e nell’anno N+1 non lo considerò più in quanto il bene è totalmente ammortizzato. Avrò disomogeneità di costi tra N e N+1. Oppure continuo a considerare nell’ anno N+1 un ammortamento “virtuale” (o fittizio), per dare omogeneità
    Spero di essere stato chiaro

    Rispondi
    • Buonasera Nicola.
      Si è spiegato perfettamente ed è un problema che mi è capitato spesso. Contabilmente nell’anno N+1 non dovrei considerare l’ammortamento.
      Tuttavia questo comporterebbe un sovraccarico delle macchine completamente ammortizzate a discapito di quelle nuove, in quanto più convenienti (il che corrisponde a realtà contabile ma non è logico da un punto di vista gestionale).
      Gestionalmente spesso si utilizza il rimedio che ha indicato lei, cioè considerare un ammortamento “virtuale” per calcolare un costo “teorico” industriale.
      E’ una scelta relativa al controllo di gestione così come quella di considerare un affitto “simbolico” se lavoro in un locale di proprietà dell’imprenditore anche se non c’è né ammortamento né costo dell’affitto, allo scopo di costruire un costo di prodotto utile per orientare i prezzi.
      Il problema nasce dal fatto che spesso il periodo di ammortamento contabile differisce da quello reale, talvolta in modo imprevedibile: un macchinario dura più del previsto (e quindi in realtà mi è costato meno all’anno) o un macchinario dura meno del previsto (e quindi in realtà mi è costato più del previsto).
      Nel campo del controllo, allo scopo di orientare le decisioni. come diceva Horngreen, un noto studioso americano: “costi diversi per scopi diversi”.
      Spero di esserle stato utile, se sì, me lo scriva in un ulteriore commento.

      Rispondi
  4. Grazie, molto utile e conferma il mio modo di operare. Ossia considero l’ammortamento anche nell’anno N+1. Eventualmente faccio un ragionamento sui costi di manutenzione ordinaria che se sono più alti per macchinari anziani (rispetto ad impianti più giovani) li abbasso andando a riequilibrare i costi (ammortamenti + manutenzione). Come dico spesso ai miei colleghi, nel controllo di gestione non c’è “il giusto o lo sbagliato”, dipende dall’obiettivo che ci si prefigge.
    Sono un controller anch’io con molti anni di esperienza e da poco sto affrontando anche la professione nel suo stesso ambito. Sono anche commercialista.
    Grazie e a presto

    Rispondi
    • Prego. Ma si capiva già da come ha posto la questione che era “del mestiere”.
      Lieto comunque di essere stato utile ad un collega. Corretto che non c’è il giusto o lo sbagliato ma dipende dalla finalità.
      I miei migliori auguri.

      Rispondi
  5. Buongiorno, innanzitutto complimenti per la chiarezza, poi vorrei proporle un quesito:
    si può fare l’ammortamento se il pagamento avviene a rate?
    e se le rate sono precedute da un 20/30% di anticipo?
    grazie

    Rispondi
    • Buongiorno Emanuele.
      L’ammortamento è la “spalmatura” del consumo (costo) indipendentemente dal momento di pagamento che generalmente è anticipato.
      Se il bene è acquisito in leasing, noleggio, o con un finanziamento, in linea di massima le rate sostituiscono il calcolo dell’ammortamento, con molte (moltissime, consultare il commercialista) clausole fiscali tra cui quella che prevede una durata delle rate coerente con il normale periodo di ammortamento.
      Per quanto riguarda l’anticipo io, dal punto di vista gestionale lo porterei in ammortamento (forse tecnicamente calcolerei il “risconto” ma sostanzialmente è simile) per una durata pari a quella delle rate, ma occorre verificare se è ammesso dal punto di vista fiscale.
      Spero di esserle stato utile.

      Rispondi

Lascia un commento