Fatturato di pareggio: calcolare il break even point con Excel nelle aziende multiprodotto

Qual è il fatturato di un’azienda multiprodotto che ti consente, il pareggio tra costi e ricavi? Quando il margine di contribuzione è sufficiente per coprire i costi fissi?


Ci sono casi nei quali la formula della quantità di pareggio non è applicabile, ad esempio perché l’impresa produce numerosi prodotti e questi sono molto diversi l’uno dall’altro.

In questo caso puoi utilizzare un’altra formula, quella del fatturato di break even che, nell’ipotesi di mix costante, ti permette di determinare qual è il volume di ricavi al di sotto del quale sei in perdita, e al di sopra del quale sei in utile.

Dalla “quantità di break even” al “fatturato di break even”

In un altro articolo abbiamo visto come calcolare la quantità di pareggio in numero di “pezzi” per un singolo prodotto.
Riprendiamo alcuni concetti relativi al calcolo della quantità di break-even, che è utile quando:

  • l’azienda produce un solo prodotto (per esempio giornate di formazione);
  • l’azienda produce diversi prodotti, ma sufficientemente omogenei, per i quali è possibile calcolare valori medi (ad esempio pizze, stanze di un hotel, frigoriferi);
  • l’azienda produce più prodotti, ma a te interessa conoscere la quantità minima di un certo prodotto tale da coprire i suoi costi fissi specifici.

Quest’ultimo è il caso di un ristorante che intende aprire il reparto pizzeria e che vuole sapere quante pizze dovrà produrre all’anno per coprire il costo del pizzaiolo e l’ammortamento del forno.
Si chiede in altre parole se “ne vale la pena”.

Naturalmente restano fuori dal calcolo i costi fissi in comune col ristorante (cameriere, affitto dei locali, ecc.)

Ma se invece volessimo calcolare un break even complessivo per un’azienda multi-prodotto con tanti prodotti e molto diversi tra loro?

È possibile calcolando il fatturato di pareggio che, seppur applicabile anche alle aziende mono-prodotto, è l’unica via utilizzabile nel caso di imprese multi-prodotto.

Cos’è il fatturato di break even point: definizione in economia aziendale

Il fatturato di pareggio è quel valore dei ricavi di vendita che copre tutti i costi, sia i costi variabili che i costi fissi.

Anche in questo caso, il calcolo è basato sulla suddivisione dei costi tra fissi e variabili:

  • sono fissi quei costi di periodo (ad esempio l’anno, e troverai il break-even annuo) che sostieni indipendentemente dai volumi di produzione o vendita (ad esempio il bollo e l’assicurazione se sei un tassista);
  • sono invece variabili i costi che variano al variare dei volumi di attività (ad esempio la benzina per il tassista).

Se vuoi approfondire questa distinzione puoi dare un’occhiata all’articolo sui costi fissi e variabili.

Il punto di pareggio in termini di fatturato è applicabile:

  • ad aziende monoprodotto: il valore ottenuto diviso il prezzo di vendita dell’unico prodotto ti darà la quantità di pareggio;
  • ad aziende multiprodotto, se ipotizzi la costanza del mix di produzione/vendita.

Vediamo il primo caso.

Aziende monoprodotto: dalla formula della quantità di pareggio …

Come nel calcolo del volume di pareggio ci basiamo sempre sul concetto di margine di contribuzione dal quale partiamo.

I miei ricavi attualmente sono pari a 800 €, dati dalla vendita di 200 prodotti al prezzo di 4 €. I costi variabili totali ammontano a 200 € poichè ogni prodotto mi costa mi costa 1 €.

Il margine di contribuzione unitario è di 3 €, dato dal prezzo (4 €) meno il costo variabile unitario (1 €).

Tutti gli altri costi sono fissi per un totale di 300 €.

La domanda a cui rispondere è questa: quanti prodotti mi servono per coprire i costi fissi di 300 €?

La formula della quantità di break even è questa:

Dove:

  • Q bep = quantità di break even point
  • CFT = costi fissi totali
  • p = prezzo (unitario ovviamente, sennò si chiamerebbe ricavo o fatturato)
  • cvu = costo variabile unitario
  • (p-cvu) = mdcu = margine di contribuzione unitario

Utilizzando la formula il risultato è:  300 / (4 – 1)  = 300 / 3 = 100 pezzi.

Molto bene, perché io attualmente vendo una quantità di 200 pezzi, pari al doppio della quantità di break even.

… alla formula del fatturato di pareggio

Adesso proviamo a calcolare il fatturato di pareggio in questo primo esempio di azienda monoprodotto.

Per calcolare il fatturato di break even si parte da questa formula:

Formula-fatturato-di-pareggio-1

Dove:

  • Fatturato bep = fatturato di break even point
  • CFT = costi fissi totali
  • Ricavi = è il fatturato attuale (in questo articolo fatturato e ricavi sono utilizzati come sinonimi)
  • CVT = costi variabili totali
  • % significa che devi moltiplicare il risultato per 100 se vuoi ottenere un risultato percentuale, cioè 0,20 diventa 20%

Dal momento che i ricavi meno i costi variabili totali equivalgono al margine di contribuzione totale la formula può essere scritta anche in questo modo:

Formula-fatturato-di-pareggio-2-Maurizio-Bianco

Dove:

  • MdCT = (Ricavi – CVT) = margine di contribuzione totale

Formula sintetica del “bep” break even point in termini di fatturato

Ecco che in estrema sintesi possiamo scrivere la formula come segue:

Formula-fatturato-di-pareggio-3-sintetica-Maurizio-Bianco

Dove:

  • CFT = costi fissi totali
  • MdCT% sui Ricavi = margine di contribuzione totale in % sui ricavi attuali

Proviamo quindi a calcolarlo, sempre nell’ipotesi che i miei ricavi attuali siano pari a 800 €, con costi variabili di 200 € e costi fissi di 300.

Fatturato bep = CFT / [(Ricavi – CVT) / Ricavi] %
Fatturato bep = 300 / [(800 – 200) / 800] %
Fatturato bep = 300 / [(600) / 800] %
Fatturato bep = 300 / 0,75
Fatturato bep = 300 / 75%
Fatturato bep = 400

Questo fatturato di 400 € corrisponde alla vendita a 4 € cadauno di 100 articoli, appunto il valore che avevamo trovato con il calcolo della quantità di break even e, dal momento che il mio fatturato attuale è di 800 €, sono al doppio del fatturato di pareggio.

Margine di contribuzione e marginalità percentuale

Negli esempi precedenti abbiamo trovato diverse definizioni di margine. Proviamo a fare un po’ di chiarezza sull’utilizzo dei termini.

Margine di contribuzione totale: nell’esempio è 600 €. Si ottiene sottraendo dai ricavi totali i costi variabili totali e rappresenta il contributo totale (per questo si chiama “di contribuzione”) alla copertura dei costi fissi totali.

Margine di contribuzione unitario: nell’esempio è 3 €. Si ottiene sottraendo dal prezzo (è superfluo scrivere unitario) il costo variabile unitario e rappresenta il contributo unitario (cioè che ogni singolo prodotto dà) alla copertura dei costi fissi totali.

Marginalità %: nell’esempio 75%. Si ottiene dividendo il margine di contribuzione totale per i ricavi e rappresenta, fatti 100 i ricavi, quanto mi rimane dopo aver coperto i costi variabili totali. È con questo 75% di marginalità sui ricavi che devo coprire i costi fissi totali.

Aziende multiprodotto: l’ipotesi di mix costante

Ora complichiamo un po’ le cose applicando la formula a un’azienda multiprodotto, per la quale bisogna ipotizzare la costanza del mix di produzione o vendita.

Ipotizzare un mix costante equivale ad affermare che continuerai a vendere i tuoi prodotti nella stessa proporzione.

Ad esempio per un negozio che vende solo 200 mele e 100 pere all’anno, vuol dire che le sue vendite saranno sempre di due mele per ogni pera.

Questo è abbastanza ragionevole, a meno che non siamo in un periodo di forte evoluzione del mix di prodotti, (smartphone vs. cellulari, auto ibride vs. benzina vs. diesel, streaming vs. dvd).

Perché devo ipotizzare la costanza del mix nel calcolo del bep multiprodotto

Nel caso di azienda multiprodotto ipotizzare il mix costante di prodotti serve perché, altrimenti, l’equazione non avrebbe una soluzione univoca.

Mi spiego meglio: mi servono 100 euro di margine di contribuzione totale per coprire i miei costi fissi, e il margine di contribuzione unitario (prezzo meno costo variabile unitario) dei due soli prodotti che tratto è:

  • 2 € su ogni orchidea;
  • 1 € su ogni rosa.

Pertanto potrei raggiungere i 100 € necessari nei seguenti modi:

  • vendendo solo 50 orchidee (50 x 2 = 100);
  • vendendo solo 100 rose (100 x 1 = 100);
  • vendendo 25 orchidee e 50 rose (25 x 2 + 50 x 1 = 100);
  • con qualsiasi altra combinazione che sostituisce, ad ogni orchidea, due rose.

Ecco il grafico delle combinazioni che, trattando numeri piccoli e limitati a due prodotti, non sono proprio infinite ma sufficienti a rendere la soluzione non univoca. E se i diversi prodotti fossero centinaia o migliaia?

Mix-prodotti-iso-margine-totale

Per questo motivo, per dare all’equazione una soluzione unica, occorre ipotizzare che il mix di vendita si mantenga costante.

La formula del fatturato di pareggio per aziende multiprodotto

Andiamo ora direttamente alla formula dettagliata per le aziende multiprodotto. Quella completa, non volermene perché sembra incomprensibile, è questa:

Formula-fatturato-di-pareggio-completa-MaurizioBianco

Ma noi la trasformiamo subito in una più leggibile:

Formula-fatturato-di-pareggio-multiprodotto-5-semplice-MaurizioBianco

Non ti spaventare perché è molto più semplice di quello che sembra.

Il parolone è “medio ponderato”, che significa “pesato” per i rispettivi ricavi, ma se prendo i dati totali da un conto economico o da un bilancino del commercialista, ottengo già dati “medi ponderati” e quindi posso utilizzare la formula super-semplificata che abbiamo già usato per il fatturato di pareggio delle aziende monoprodotto, e cioè:

Formula-fatturato-di-pareggio-3-sintetica-Maurizio-Bianco

Come si calcola il fatturato di break even point in un’azienda multiprodotto

Quindi, riepilogando, le fasi sono queste:

  • recupero il conto economico dell’anno scorso (grandi aziende) oppure mi faccio dare il bilancino dal commercialista (piccole aziende);
  • classifico i costi, per prevalenza, tra costi fissi e costi variabili;
  • faccio la somma dei costi fissi, e li metto “sopra” nella divisione (numeratore, ad es. 100);
  • faccio la somma dei costi variabili (ad es. 800);
  • prendo il valore dei ricavi dell’anno precedente: (ad es. 1.000);
  • sottraggo dai ricavi il valore dei costi variabili totali, questo è il margine di contribuzione totale (1.000 – 800 = 200);
  • lo divido per i ricavi, questo è il margine di contribuzione medio ponderato: il valore che ottengo, unitario 0,20 o (se moltiplico per 100) percentuale 20%, lo metto sotto nella divisione (denominatore, ad es. 200 / 1.000 = 0,20 o 20%)
  • effettuo la divisione (100 / 20%) e ottengo il fatturato di pareggio (500).

Anche questa volta, tanto per essere ottimisti, i miei ricavi dell’anno precedente che ho preso come riferimento, sono pari al doppio del fatturato di break even.

Questo significa che col 20% di margine di contribuzione sui miei ricavi di 1.000 (cioè 200), non solo copro tutti i costi fissi di 100, ma ne avanzano altri 100 che sono tutto guadagno (pardon, utile).

Come calcolare con Excel il fatturato di break even

Per rendere più semplice il tutto e per automatizzare il più possibile le fasi appena viste, ho predisposto un foglio Excel nel quale puoi inserire i tuoi ricavi e i tuoi costi sostituendo quelli che trovi come esempio.

Download “Fatturato di breakeven”

Se necessiti di più righe per i costi puoi inserirle a piacere, ma fallo sopra l’ultima riga (la 26): in questo modo la somma finale continua a comprenderle (oppure mettile dove vuoi ma aggiorna la somma).

Poi classifica i costi in fissi e variabili per prevalenza, indicandolo con una F o una V, questo genera un conto economico a margine di contribuzione che viene proposto in automatico e che alimenta il calcolo del fatturato di pareggio.

Completa il tutto un grafico, come quello che trovi qui sotto, la cui scala può essere incrementata o decrementata a tua scelta in modo da adattarlo alle tue unità di misura (centinaia, migliaia, milioni).

Il grafico del fatturato di pareggio

Il grafico del fatturato di pareggio è un po’ singolare perché riporta il fatturato sia sulle ascisse (asse orizzontale) che sulle ordinate (asse verticale).

La retta che rappresenta il fatturato è infatti una diagonale che puoi leggere su entrambi gli assi (riga rossa nel grafico sottostante).

La retta dei costi totali (riga blu), invece la leggi sull’asse verticale (ordinate), nella sua componente fissa (il valore dal quale parte) e componente variabile (l’inclinazione).

L’incrocio tra le due rappresenta il fatturato di pareggio, cioè quel valore di ricavi che è pari al valore dei costi totali (5.000€ nel grafico).

Grafico-fatturato-di-pareggio-imprese-multiprodotto-MaurizioBianco-it

È anche possibile creare un altro grafico relativo all’utile, che è calcolato come differenza tra ricavi e costi quindi, rispetto al grafico precedente, si ottiene facendo riga rossa meno riga blu.

Lo trovi qui sotto rappresentato in verde. Come puoi osservare nel punto di pareggio (5.000 € di fatturato) il risultato economico è pari a zero.

Con un fatturato pari a 2.500 € il risultato economico sarà negativo e cioè una perdita di 2.000 €, mentre con un fatturato di 10.000 € avrò un utile di 4.000 €.

Grafico-utile-fatturato-di-pareggio-MaurizioBianco-it

La linea dell’utile può anche essere tracciata sovrapponendola al grafico precedente, come la troverai nel file Excel scaricabile.

Pareggio operativo e pareggio al risultato netto

Solitamente il break even è calcolato a livello di risultato operativo, cioè prima degli interessi passivi e delle imposte sul reddito.

Questo perché sia gli interessi sia le imposte non dipendono dal fatturato ma:

  • gli interessi dall’ammontare del debito finanziario verso banche;
  • le imposte dal risultato lordo, cioè dal valore dei ricavi meno i costi fiscalmente deducibili.

Se proprio vuoi includerli e stimare un fatturato di pareggio a livello di risultato netto di consiglio di stimare a parte l’ammontare degli interessi in relazione all’esposizione bancaria e di fare lo stesso con l’ammontare delle imposte, magari basandoti sull’incidenza dell’anno precedente sul risultato lordo.

Dopodiché considera entrambi fissi, in quanto non dipendono direttamente dal fatturato.

Conclusioni

Basando il calcolo sul conto economico dell’anno precedente il fatturato di pareggio ottenuto è quello reale dell’anno scorso e quello presunto dell’anno prossimo.

Può pero succedere che la struttura dei costi (variabili e fissi), e la rispettiva incidenza sui ricavi si modifichino nell’anno successivo.

Per esperienza, avendolo applicato decine di volte, posso dire che di solito il risultato non si rivela molto distante da quello ipotizzato sullo storico, a meno che l’azienda non stia attraversando un periodo di forte stravolgimento dei prodotti, dei mercati o del suo business.

Per ovviare a questo inconveniente si può effettuare la break even analysis su un conto economico di budget che darà risultati tanto più corretti, quanto più il budget programmato si realizzerà con esattezza.

Anche per il fatturato di pareggio valgono gli stessi vantaggi già visti parlando di quantità di pareggio.

Lo stesso vale per i limiti ad esclusione del fatto che sia applicabile solo ad aziende monoprodotto. Questo limite è superato, ma si aggiunge la necessità di ipotizzare un mix di produzione o vendita costante al fine di giungere ad un risultato.

Se hai una domanda o un dubbio scrivimelo qui sotto nei commenti: sarò lieto di darti un chiarimento, purché non diventi un consulenza, che posso fare comunque ma come lavoro.

Fammi un commento anche se semplicemente ti è stato utile questo articolo. Scrivere un articolo è impegnativo e ogni commento è sempre una gratificazione.

Ti risponderò con molto piacere, il prima possibile e, se sono impegnato in consulenza o formazione, orario di lavoro e esigenze di guida permettendo.

Buon fatturato di più che pareggio a tutti!

77 commenti su “Fatturato di pareggio: calcolare il break even point con Excel nelle aziende multiprodotto”

  1. Buonasera Maurizio,

    Che dire, ho letto con vivo piacere, come sempre, il tuo articolo. Ottima spiegazione.

    Chiarezza espositiva e un linguaggio semplice, pur nel rispetto della tecnicità del gergo aziendalistico, sono gli elementi che caratterizzano le tue spiegazioni.
    Diceva Munari, complicare è facile, semplificare è difficile….

    Continuerò a seguirti e consiglio il tuo sito anche ad altri interessati ad approfondire tali tematiche.

    Grazie

    Saluti

    Alex

    Rispondi
    • Grazie mille Alex,
      anche per la voglia di leggere i miei articoli a mezzanotte e mezza! 😉
      Io li leggo e li rileggo e, ogni volta, semplifico qualcosa o aggiungo una precisazione, a costo di essere ripetitivo finché non filano lisci.
      Il testo quasi integrale di Bruno Munari a cui mi ispiro è nel link in testa alla mia home page.
      Ciao
      Maurizio

      Rispondi
  2. Buongiorno Dr. Bianco,
    sono Elisabetta , impiegata da poco tempo in un’azienda di servizi ( pulizie – servizi di portierato etc… ) Preciso che , si sta implementando solo ora la contabilità analitica per cantiere ( ca. 500 cantieri in essere) e , dovendo procedere al calcolo del break even point , per il corrente anno , ho pensato di basarmi , come da lei suggerito , utilizzare l’opzione multiprodotto .
    Ritiene che la scelta sia corretta ? O potrebbe esserci anche un’altra opzione ?Avrei suggerito all’Amministratore di implementare la contabilità analitica per ogni singolo cantiere , per monitorare la redditività . Sarà un impegno non indifferente ma , a mio avviso non più procrastinabile .
    Mi farebbe piacere avere un Suo parere.
    Ringrazio anticipatamente dell’attenzione riservata , della disponibilità e competenza nell’affrontare questi temi con risposte chiare ed efficaci.
    Grazie e cordialità !
    Elisabetta

    Rispondi
    • Buonasera Elisabetta,
      la sua azienda, come la mia e molte altre, lavora per progetto/commessa quindi presenta alcune differenze rispetto alle aziende che lavorano “per il magazzino”. Prima fra tutte il fatto che tutti i singoli progetti (che voi giustamente chiamate cantieri) sono diversi tra loro (per tipo di risorse impiegate, intensità, durata). Inoltre la loro numerosità (500) è una determinante importante della complessità aziendale.
      Perché l’azienda guadagni è necessario in primo luogo che i cantieri abbiano un margine positivo, in secondo luogo il margine totale dei cantieri deve essere più che sufficiente a coprire i costi generali.
      Direi quindi che mettere in piedi una contabilità analitica di cantiere è un passo fondamentale (e impegnativo) per avere il “controllo” della situazione. Anche in modo semplificato con Excel (che ha più di 500 colonne).
      Per quanto riguarda il calcolo del break even point, data l’eterogeneità dei progetti, direi che iniziare a calcolare il fatturato di pareggio, basandosi sui dati dello scorso anno, è un’ottimo inizio.
      Potrebbe anche provare a calcolare la quantità di pareggio se riesce ad individuare un “minimo comune multiplo” dei vostri servizi che potrebbe essere “giornate” oppure “ore”. Per il mio lavoro questo è possibile ma forse, se i vostri servizi sono molto diversi l’uno dall’altro, potrebbe non essere utile.
      Grazie per i complimenti e, se ha dubbi durante l’implementazione della Contabilità Analitica, mi scriva pure.
      Saluti
      Maurizio

      Rispondi
  3. Buongiorno Dr. Bianco
    sono sempre Elisabetta ! Mi scusi , dovendo imputare il totale dei costi, percentualizzati , in ogni singolo cantiere , ( esclusi costi del personale fissi e variabili – per i dipendenti interinali che sono gli unici già allocati per ogni cantiere ) quale a suo parere potrebbe essere la modalità cui attenersi ?
    Grata come sempre !
    Elisabetta

    Rispondi
    • Intanto diamoci del “tu”.
      Spero di avere capito bene la richiesta.
      Generalizzando, perché non conosco la tua azienda, penso che su ogni cantiere debbano confluire questi costi:
      1) costo del personale dipendente;
      2) costo interinali;
      3) costo altri servizi esterni;
      4) costo (eventuali) attrezzature;
      5) costo (eventuali) materiali.
      Per il punto 1) occorrerebbe prendere il costo annuo del personale e dividerlo per i giorni (circa 220) o per le ore (circa 1.760) annue di lavoro. In questo modo puoi avere un costo giornaliero o orario del personale che, (a seconda della dimensione e del numero di dipendenti della tua azienda) sarà per singolo dipendente o per categoria professionale o medio aziendale, e che ti permette l’addebito ai cantieri;
      Il personale interinale 2) è già caricato sui cantieri.
      Gli eventuali servizi esterni 3) tipo trasporti, stampe, collaudi, noleggi vanno caricati sui cantieri.
      Per le attrezzature di proprietà 4) che utilizzate (sto sempre ipotizzando) bisogna calcolare una tariffa giornaliera (ammortamento annuo diviso 360 giorni?)
      Anche i materiali 5), (carta, detersivi) devono essere caricati sui cantieri sulla base dell’utilizzo.
      Questo (che mi rendo conto non essere per niente semplice) ti dovrebbe dare, confrontato con i ricavi, il margine di cantiere.
      Spero di esserti stato utile.
      Maurizio

      Rispondi
  4. Grazie Infinite Maurizio !
    Grazie dei PREZIOSISSIMI suggerimenti !
    Ci sentiremo sicuramente a breve…..la storia è lunga….
    Elisabetta

    Rispondi
  5. Salve Dott. Bianco,

    vorrei implementare in poco tempo ma nel modo più corretto possibile un business plan in riferimento ad un progetto di apertura di uno studio ecografico ma mi piacerebbe avere un confronto con lei prima di iniziare a buttare giù dati su dati.
    Ho in mente di fare in primis un’analisi del punto di pareggio.
    Le condizioni (per così dire) iniziali a cui avevo pensato sono:
    1) costo ammodernamento strutturale su immobile di proprietà (considererei la quota di ammortamento annuale come costo fisso)
    2) costo acquisto unico ecografo e diverse sonde (costo fisso)
    3) costo del tecnico ecografista annuale (costo fisso)
    5) costo annuale personale non medico (costo fisso)
    6) costo variabile unitario legato ai prodotti monouso sulla singola ecografia
    7) prestazioni ecografiche classificabili in categorie omogenee sulla base del “prezzo di vendita” oppure sulla base della sonda specifica da utilizzare (in tal caso avrei però una categoria al cui interno ci sarebbero prestazioni con diversi prezzi di vendita);
    8) mix di vendita costante su dati verosimilmente attendibili
    Le vorrei porre le seguenti domande:
    – come valuta le ipotesi iniziali di cui ai punti 1-6?
    – sul punto 7 sono incerto su quale potrebbe essere la migliore soluzione: classificare sulla base dello “stesso prezzo di vendita” mi porterebbe ad avere un numero maggiore di “prodotti” ma semplificherebbe in relazione al calcolo del ricavo totale; classificare sulla base della specifica sonda che viene utilizzata mi consentirebbe di identificare una categoria ulteriore di “costi fissi specifici per prodotto” oltre ad avere molte meno voci. In questo ultimo caso però come potrei gestire il fatto di avere all’interno della stessa categoria diversi prezzi di vendita?
    La ringrazio in anticipo per la disponibilità e mi complimento per la sua pagina!!
    Saluti.

    Rispondi
    • Buongiorno Lorenzo.
      Sarò breve e conciso.
      1) OK
      2) OK ma metterei l’ammortamento annuo.
      3) OK se è dipendente ma spesso negli studi privati gli ecografisti lavorano “a gettone” in tal caso sarebbe un costo variabile.
      4) che manca ma lo aggiungo io, arredamento: l’ammortamento annuale, fisso.
      5) OK se dipendente.
      6) OK.
      7) I Ricavi: utilizzare la stessa tariffa (del nomenclatore ICD-10, se è nel settore saprà di cosa sto parlando), può agevolare nel confronto del budget col consuntivo (che sarà disponibile con questa articolazione) per cui propenderei per questo. Se sceglie la sonda deve adottare, in previsione, un mix costante tra le prestazioni con stessa sonda e diversa tariffa e poi verificarlo e analizzarlo a consuntivo.
      Inoltre in un business plan gestionale, quello per decidere, (e non dal punto di vista civilistico) inserirei il costo-opportunità del mancato affitto dell’immobile di proprietà (fisso).
      Questa è già quasi una consulenza.
      La saluto e le auguro il meglio.

      Rispondi
  6. Devo proprio ringraziarla,finalmente ho capito il fatturato di pareggio!
    La spiegazione è completa,spiegata in modo semplice e chiaro,e seguendo gli esempi,i risultati mi sono venuti tutti giusti!
    Non sa quanto sono stata dietro a questo argomento 😅
    In futuro,quando avrò bisogno di chiarimenti a livello economico,sicuramente passerò di qua 🙂

    Rispondi
  7. Buongiorno Maurizio,
    complimenti per i lavori che pubblica su questo sito.
    Le chiedo un’opinione.

    Solitamente la mandopera diretta si considera come un costo variabile.
    Nel caso di una s.n.c. in cui il socio non ha contratto da dipendente ma presta comunque il suo lavoro direttamente sulla produzione, secondo la sua opinione il suo costo figurativo è da considerarsi come variabile o fisso?

    La ringrazio in anticipo
    Luca

    Rispondi
    • Buongiorno Luca.
      Grazie per i complimenti.
      Per quanto riguarda l’opinione io lo considererei come costo fisso, o come obiettivo di utile che è identico sulla formula finale.
      In pratica la marginalità % deve coprire i Costi Fissi Totali + l’Utile Desiderato (o costo figurativo),
      Saluti
      Maurizio

      Rispondi
  8. Bloccato a casa per l’emergenza del Coronavirus ho dedicato il pomeriggio a leggere con grande interesse ed attenzione questo articolo ed altri contenuti nel suo sito. Sono un collega e li ho trovati chiarissimi e facilmente comprensibili grazie alla semplicità del linguaggio utilizzato. Non nascondo che sono veramente utili per riprendere vecchi concetti studiati anni fa e purtroppo accantonati da troppo tempo. Grazie ancora per l’impegno profuso e la chiarezza resa.

    Rispondi
  9. Buonasera Sergio.
    Ti ringrazio tantissimo degli apprezzamenti (tra colleghi non ti spiacerà se ci diamo del tu). Il mio impegno in aula (quando ci andavo prima dell’emergenza), in consulenza (prima del blocco) e per iscritto è sempre rivolto alla schematizzazione e alla semplificazione. Poi per complicare c’è sempre tempo. Sono lieto in modo particolare che un collega l’abbia apprezzato. Mi scuso se non ho risposto subito ma sono stato impegnato tutto il giorno in diverse videoconferenze con clienti (o call come dir si voglia). Ti faccio i miei migliori auguri, per ogni cosa sai dove trovarmi (virtualmente per ora)!

    Rispondi
  10. Buongiorno Maurizio, sono Elisabetta , ho già avuto modo , qualche mese fa , di avere il tuo prezioso supporto in merito ad alcuni suggerimenti, inerenti l’implementazione al controllo di gestione su cantieri ( noi ci occupiamo di servizi quindi pulizie, portierato, cura del verde etc…) . Ho un dubbio, controllando tutti i contratti , ( ca. 500 ) mi sono accorta che , nei canoni sono contemplati la fornitura di materiale di consumo ( es: detersivi , carta igienica , sapone ) già però considerati nel ” quantum” – mi domando , questo materiale che noi consegniamo , già compreso nel prezzo offerta, come lo devo considerare ? Grata dell’ennesimo supporto . Elisabetta

    Rispondi
    • Buongiorno Elisabetta,
      mi ricordo benissimo. Se la fornitura di materiale di consumo è compresa nel canone di ricavo va comunque considerata come costo e, laddove possibile, imputata ai costi di ogni singolo cantiere oltre alle ore del personale ecc.
      Se invece fosse previsto un rimborso specifico dovrei anche aggiungerla anche ai ricavi oltre al canone.
      Buon lavoro!

      Rispondi
  11. Buongiorno Maurizio,
    sempre esaustivo ! Grazie !
    Anch’io pensavo la stessa cosa, ma siccome avevo avuto una discussione con il collega responsabile di uno specifico cantiere il quale sosteneva che , non dovevo considerare le consegne di materiale che inviava in quanto appunto, già comprese nel canone complessivo …….mi aveva fatto venire un dubbio…..
    Grata dell’attenzione riservata ! Grazie e buon lavoro !
    Elisabetta

    Rispondi
    • Come le dicevo non si considerano nei ricavi. Ma se vuole calcolare un margine di cantiere occorre considerarli nei costi. Quando mi spostavo (sigh!) per una consulenza se il prezzo che avevo fatto era spese comprese, i costi di viaggio, vitto e eventuale alloggio li mettevo solo sui costi, per calcolare il mio margine. Se il prezzo concordato era “tot più rimborso spese” li mettevo comunque sui costi e li aggiungevo anche sulla fattura con tanto di documentazione allegata.

      Rispondi
  12. Chiaro Maurizio,
    per maggiore chiarezza opterò per l’opzione a mio avviso più corretta, vale a dire come costo .
    Già avevo predisposto il file Excel dove in ogni punto vendita ( questo “cantiere ” infatti , comprende 150 p.v in tutta Italia) avevo inserito la voce :
    – materiale di consumo e di cortesia
    che concorrerà unitamente al costo del personale ( ove presente ) e/o al costo delle imprese cui affidiamo i servizi, alla determinazione dell’effettiva redditività
    ( ricavi – per la voce “canoni” – costi per le voci di costo sostenuti.
    Mi ripeto….. grazie ancora ! Cordiali saluti.
    M.E.

    Rispondi
  13. Buongiorno e buona domenica Dott. Bianco, innanzitutto i miei complimenti per le sue spiegazioni utili, minuziose e di facile apprendimento. A tal proposito vorrei porre alla sua attenzione il mio dubbio, segue esempio.
    Devo produrre 3 finestre in legno ed ho i seguenti costi
    A) materiale 20 (costo origine)
    B) manodopera totale 50
    di cui € 25 ad ora (sono 2 ore) per il dipendente che lavora le finestre…
    C) costi indiretti (mensili) 100
    Totale costo primo 70

    Per la costruzione del mio costo complessivo come devo ripartire i miei costi indiretti totali (100) alla mia commessa che per fabbricarla utilizzo 2 ore ? Non credo di doverli aggiungere per intero, giusto?
    A) Divido i miei costi fissi Mensili per le ore lavorate in un mese e ottenendo un coefficiente lo aggiungo al mio costo primo?

    B) Aggiungo un coefficiente % dei miei costi indiretti sul costo primo in riferimento ai mesi precedenti?

    Spero di essermi espresso bene e di avere una sua risposta in merito. In attesa, la saluto.
    Sarracino 87

    Rispondi
    • Buongiorno Leo,
      si è spiegato benissimo, anzi, la sua illustrazione denota una certa conoscenza dell’argomento.
      Vanno bene entrambi i modi.
      A) viene chiamato imputazione dei costi indiretti su base unica aziendale (cioè tutti con un unico criterio), dove le ore di manodopera diretta (MOD) rappresentano il criterio più utilizzato dalle aziende professionali, artigiane o manifatturiere (studi professionali, aziende agricole, società di consulenza, imprese di pulizie, aziende industriali ad alta intensità di manodopera).
      Questo purché le ore rappresentino l’indicatore principale dei volumi di attività e il consumo di materiali (carta, toner, acqua per irrigazione, detersivi, polimeri della plastica) sia secondario e pressoché omogeneo rispetto alle ore impiegate.
      Altrimenti si possono utilizzare le ore macchina (forni, escavatori, mietitrebbiatrici, piattaforme aeree), il numero di pezzi prodotti se sono omogenei, oppure ancora i chili (produzione di cemento, caffè, farina).
      B) come sopra, dove la base di imputazione è il costo primo (MOD + materiali): adatto ad aziende dove il costo dei materiali può avere significative differenze rispetto alle ore con, al limite, rivendita di materiali dove le ore sono rappresentate dalla pura consegna.
      Nel suo caso, ma valuti lei, quasi quasi sceglierei la seconda.
      La scelta è affidata all’acume dell’imprenditore (o del consulente) e questa discrezionalità e “fantasia” è il motivo che mi ha fatto scegliere il mio lavoro anziché quello (di tutto rispetto) dei colleghi commercialisti.
      Un’ultima precisazione: per come li ha descritti entrambi i criteri vanno benissimo per capire a consuntivo il costo “vero” di una commessa.
      Se applicati per fare un preventivo potrebbero incorrere in questi due difetti:
      – il preventivo di una finestra è diverso se fabbricata ad agosto (dove lavoro pochissime ore) piuttosto che in un altro mese dell’anno di “alta stagione”;
      – l’officina che mi fa il preventivo per il cambio dell’olio l’ultimo giorno del mese mi conteggia 20 euro per mezz’ora di lavoro, 30 euro di materiale, e 1.000 per i costi indiretti dal momento che è l’unico lavoro che ha fatto nel mese.
      Lo so che sono casi estremi, ma in fase di preventivazione è meglio utilizzare degli standard basati su medi più ampie, magari annuali.
      La ringrazio per avermi contattato, dei complimenti e le faccio i miei migliori auguri.
      Maurizio

      Rispondi
      • Buonasera Dott.Bianco, i complimenti le sono dovuti ed è un piacere farglieli presente. Colgo anche l’occasione di gratitudine nei suoi confronti per avere espresso una piccola nota positiva su come mi sono spiegato. Il lavoro come contabile mi appassiona e amo la materia dell’ Economia Aziendale (tra l’altro ho studiato allo scientifico) e sono un autodidatta: leggo tutto ciò che concerne la suddetta materia e adoro sempre sapere…
        Confrontarmi con veri totem come Lei in questo “campo” per me è un vero privilegio ed onore.

        Ritornando al ns. discorso (esempio) per la determinazione del Costo Complessivo in fase di preventivo, quindi lei mi consiglia quanto segue

        A) Preventivo da fare in data odierna 05/05/2020
        B) Costo Primo= 70 + ( 20 materiale + 50 manodopera)
        C) Costi indiretti Y %
        (percentuale in media dei costi indiretti riferiti ai miei complessivi periodo gennaio/maggio )?

        Come base di riparto (costi indiretti) unica aziendale: Manodopera ore, Costo primo quali delle 2 è la “migliore”?

        Infine e concludo…quale potrebbe essere il calcolo per la determinazione (aggiunta) del giusto utile % in media da attribuire ai costi per determinare il prezzo di vendita?

        In attesa di suo riscontro, la saluto con stima.
        Leo 87

        Rispondi
        • Buongiorno Leo.
          Sì per il preventivo utilizzerei una % di costi indiretti sul costo primo calcolata sul rapporto costi indiretti/costo primo dell’anno scorso. Come base di riparto a consuntivo la stessa (sempre sul costo primo) ma con i costi indiretti del mese trascorso.
          Per quanto riguarda, a preventivo, il ricarico di utile % da aggiungere è un tema molto delicato: da un lato è necessario garantire un certo margine di guadagno, dall’altro non bisogna andare fuori mercato.
          Bisogna tener presente la “proposta di valore” o “value proposition” (ah questi paroloni!) che rivolgiamo al cliente. Mi piace fare esempi semplici: nella mia zona c’è un imbianchino che pratica prezzi molto alti ma è puntuale, precisissimo, usa prodotti di qualità, sposta lui i mobili e alla fine pulisce senza lasciare nemmeno un goccia. Ha moltissimi clienti affezionati, specie anziani.
          Inoltre occorre considerare quanto il proprio prodotto-servizio è esclusivo (Ferrari), tecnologicamente avanzato (iPhone), affidabile (Bosch), differenziato dagli altri (Actimel, Parmacotto), puntuale (Amazon prime), sostituibile con quelli concorrenti (pane, benzina) e come questo viene comunicato (pubblicità) e soprattutto percepito (la mia banca è differente). Non ultimo il livello di servizio, la cortesia e un sorriso (bar).
          La saluto e di nuovo, le auguro il meglio.

          Rispondi
          • Buongiorno Dott.Bianco, grazie innanzitutto per la sua disponibilità nelle risposte e massima competenza nell’esprimersi e far apprendere…
            P.S. Gli esempi semplici li condivido in pieno sono i migliori: fanno capire senza giri di grandi numeri o parole che possono portare solo ad ad una confusione…
            Per la determinazione del ns. costo complessivo Le scrivo un’altra eventuale “casistica” di riferimento
            A) Costi fissi annui 12000/1732 (ore lavorate nette)
            Ho come risultato 6.93 copertura all’ora dei miei costi fissi
            B) Il coefficiente 6.93 lo moltiplico per il tempo che il mio operaio impiega nella fabbricazione della finestra, facciamo 3 ore quindi: 3*6.93= 20.79 costi indiretti da attribuire alla mia commessa; di conseguenza potrei fare lo stesso con tutti gli altri ordini…Questo procedimento è valido oppure meglio utilizzare ciò che abbiamo confrontato nel precedente messaggio?
            Inoltre le chiedo gentilmente, dove possibile ovviamente, di pubblicare sul sito sempre + argomenti nuovi ed utili (come suo uso e abitudine) che possano essere da linea guida alla materia dell’Economia.
            La saluto con stima, a riscriverci.
            Leo87

          • Buonasera Leo.
            Come le dicevo è una scelta personale e va benissimo.
            Aggiungo una nota, poi però devo smettere perché è già diventata una consulenza, che è appunto il mio lavoro.
            Lo dividerei per le ore lavorate nette “vendute” a clienti, che saranno sicuramente meno di 1.732 se a volte è inattivo o riceve le merci o riordina il magazzino.
            Per quanto riguarda il sito, che comunque mi porta consulenze, il problema è il tempo, perché poi (fortunatamente) quei lavori li devo fare. E i lavori, così come gli articoli, non riesco a farli tanto per farli ma (ahimè) sono un perfezionista.
            Comunque è quasi pronto un nuovo articolo per i prossimi giorni, se si è iscritto alla mia newsletter lo saprà in anteprima.
            Saluti

    • Certamente Paolo, però devi avere a disposizione il numero di coperti relativo al periodo che hai utilizzato per calcolare il fatturato di pareggio.
      Mi spiego meglio: ipotizziamo tu abbia calcolato il fatturato di pareggio inserendo i dati del 2019, ad esempio:

      • Ricavi 100.000
      • Costi variabili: 30.000
      • Costi fissi: 35.000
      • Risultato: 35.000

      Il fatturato di pareggio che ne deriva facendo il calcolo: [Costi fissi totali / margine di contribuzione % sui ricavi] è di 35.000 / 70% = 50.000 euro.
      Ora se hai a disposizione la spesa media per persona (perché hai annotato il numero di coperti o perché puoi stimarlo per esperienza) che, ipotizziamo, era di 25 € l’uno, puoi dedurre che i coperti del 2019 sono stati 4.000.
      Conseguentemente un fatturato di pareggio di 50.000 € corrisponde a (50.000 / 25 =) 2.000 coperti cioè 10 al giorno se stai aperto 200 giorni l’anno, 5,5 al giorno se stai aperto 365 giorni l’anno (il tutto in costanza di spesa media a testa).
      La cosa migliore sarebbe annotarsi ogni giorno, oltre all’incasso, il numero di coperti. Attenzione che il numero di coperti non è il numero di clienti paganti o scontrini perché a un tavolo, quasi sempre, c’è più di una persona.
      Spero di esserti stato utile.
      Sappi che vi sono molto vicino in questo periodo di tragedia per la vostra categoria e che, come cliente, non vedo l’ora di poter tornare a riempire i vostri locali più di prima.

      Rispondi
  14. Un paio di settimane fa, ho trovato casualmente online questo articolo sul calcolo del break even e l’ho riconosciuta subito!!
    L’articolo in questione mi è piaciuto tantissimo e con “ingordigia” ho letto tutto ciò che ho trovato sulla sua pagina Controllo di gestione semplice con Excel .
    È stato un piacere “rileggerla” Professore! Sono passati un paio d’anni da quando l’ho conosciuta durante un master in controllo di gestione e la sua spiccata abilità di rendere comprensibile una materia tutt’altro che semplice, mi ha lasciata di stucco come allora.
    La ringrazio per i file excel che ha messo a disposizione su questo sito! Sono chiari, semplici ed intuitivi!
    Sono un dono prezioso per chi, come me, cerca di abbozzare una piccola analisi previsionale in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando.
    Continuerò a seguirla e in attesa di un prossimo articolo, la ringrazio nuovamente.
    Cordialmente
    Mariela

    Rispondi
    • Veramente grazie Mariela, per il suo bellisimo commento e sono lieto di esserle stato d’aiuto.
      Penso spesso alle centinaia di studenti, manager e imprenditori che ho avuto in aula e quando qualcuno di loro mi scrive, in privato o sul sito, è davvero un gran piacere.
      Da 25 anni faccio il mio lavoro con passione con il preciso intento di rendere accessibile a più persone possibile una materia che, comunemente, si ritiene riservata a pochi.
      Nel corso degli studi ho impiegato molti anni a imparare a parlare “difficile” e altrettanti a reimparare a semplificare perché, ne sono convinto, anche il concetto più complesso può essere spiegato in parole semplici, e in questo modo, può aiutare molte persone a risolvere i problemi lavorativi quotidiani.
      Una volta l’espertissimo direttore amministrativo (oggi si dice CFO) di una nota azienda mi ha detto: “incredibile: il bilancio spiegato in una pagina e in mezz’ora!”, ne sono stato molto felice!
      Grazie dei complimenti, conto di pubblicare al più presto qualcosa di nuovo ma purtroppo (o fortunatamente, a seconda dei punti di vista) il lavoro mi costringe a trascurare un po’ il sito.
      I miei migliori auguri.

      Rispondi
  15. Buongiorno, Dott. Bianco,

    ho letto il suo articolo ed è davvero spiegato in maniera semplice ed immediata.

    Avrei una domanda, sto cercando di calcolare il punto di pareggio di una catena di negozi che vendono articoli di pelletteria e bigiotteria.
    Ovviamente sto cercando di suddividere le spese per ogni singolo punto vendita in modo da ottenere il punto di pareggio per ogni negozio.
    Essendo una attività nuova e in fase di sviluppo, come devo comportarmi per quanto riguarda i dati da prendere in considerazione?
    Ad esempio il negozio A è stato aperto a settembre 2020, quindi calcolo costi e ricavi da settembre ad oggi?
    Il negozio B è stato aperto a Gennaio, un altro a marzo e così via.
    Inoltre per quanto riguarda gli ammortamenti li imputo totalmente? La parte dell’allestimento è abbastanza corposa.

    Spero di essermi spiegata bene,
    grazie mille

    Rispondi
    • Buonasera Doriana,
      intanto la ringrazio degli apprezzamenti e mi scuso se rispondo solo a sera inoltrata ma sono stato online tutto il giorno.
      Mi fa una domanda veramente interessante e le darò il mio parere.
      Purtroppo il modello del fatturato di break even è semplice perché utilizza valori medi, ma queste medie costituiscono anche un limite in calcoli più complessi.
      Per il negozio A, per quanto riguarda i ricavi e i costi variabili metta il valore effettivo da settembre a dicembre.
      Ai fini del calcolo del fatturato di pareggio a noi interessa il rapporto % tra queste due grandezze, o meglio la marginalità % sui ricavi [(ricavi – costi variabili)/ricavi].
      In questo modo presumiamo che la marginalità % dell’ultimo quadrimestre (settembre-dicembre) sia mediamente valida per tutto l’anno.
      Questo, tanto per precisare, non è detto se la sua attività ha ricarichi più alti a fine anno (ad esempio se vende panettoni o articoli natalizi o, come presumo, nel suo caso) o costi d’acquisto diversi in funzione del periodo dell’anno (ad es. uva per vinificazione o prodotti ortofrutticoli, anche se questo non è il suo caso).
      Se fosse così utilizzi la marginalità media % sui ricavi annua degli altri negozi aperti tutto l’anno.
      Per quanto riguarda i costi fissi faccia come segue:

      • se si riferiscono a costi fissi mensili, tipo l’affitto pagato solo da settembre a dicembre, riproporzioni l’importo in base annua (affitto 4 mesi, diviso 4 per 12), questo potrebbe non essere vero se ho affittato il negozio prima dell’apertura per effettuare lavori di ristrutturazione, in tal caso mettere l’affitto annuo;
      • lo stesso discorso di riproporzione vale, ad esempio, anche per i dipendenti se sono stati allocati al negozio solo per 4 mesi (costo:4*12);
      • se sono costi con importo annuale li lasci come sono, ad esempio tassa camera di commercio 200 euro/anno solare) o assicurazione annuale 2020;
      • per quanto riguarda l’ammortamento normalmente il primo anno sui nuovi investimenti viene calcolato al 50% quindi ipotizzando un anno “normale” ne raddoppi l’importo.

      Tutto questo tenendo presente che il 2020 è stato un anno “anomalo” per il virus, quindi prendendo i valori risultanti “con le pinze” specie se si riferissero ad un’attività di ristorazione o turistica o palestra.
      Anche l’attività di pelletteria/bigiotteria può aver avuto ripercussioni in ragione della minor propensione a viaggiare o a uscire, il che non inficia il calcolo del fatturato del pareggio, a meno che non siano stati praticati sconti straordinari con ripercussione sulla marginalità % o riduzioni straordinarie di costi fissi (tipo cassa integrazione o riduzioni temporanee dell’affitto).
      In tal caso il calcolo dovrebbe riferirsi a condizioni “normali”.
      Spero di esserle stato utile.
      Se lei è la responsabile sviluppo di questa catena mi contatti pure per una consulenza, se, altrimenti, è una collega/concorrente sono lieto lo stesso se l’ho aiutata in qualche modo.

      Rispondi
      • Buongiorno Dott. Bianco,

        chiedo scusa del ritardo nella mia risposta.
        Grazie mille per le informazioni sto reperendo tutte le informazioni che mi servono.
        Non appena riesco ad estrapolare i primi dati la contatterò volentieri.

        Grazie ancora

        Rispondi
  16. Buongiorno dott. Bianco,
    i suoi argomenti sono sempre molto piacevoli nella lettura e di facile comprensione.
    Grazie per il lavoro che svolge: permette a tutti noi di svolgere una gestione contabile e amministrativa più puntuale e precisa.
    Volevo farle una domanda: noi siamo una carpenteria e lavoriamo esclusivamente c/terzi e a disegno (quindi abbiamo molteplici articoli di vari prezzi).
    Mettiamo che in un anno ho €. 2.000.000,00 di fatturato (ricavo), €. 600.000,00 di costi fissi totali e €. 1.200.000,00 di costi variabili.
    Per calcolare il Fatturato BEP devo fare (2.000.000€-1.200.000€)/2.000.000% =0.40
    600.000€/40%= €. 1.500.000,00 (fatturato di pareggio)
    E’ corretta questa operazione???
    Devo raggiungere un fatturato così alto per coprire i miei costi???
    La ringrazio,
    cordialmente

    Rispondi
    • Bentrovata Claudia (se non erro ci siamo già sentiti).
      Sì, l’operazione è corretta. Con una marginalità del 40% serve proprio 1.500.000 di ricavi per coprire i costi fissi, infatti 1.500.000*0,40 fa proprio 600.000!
      Ahimè sì, serve questo fatturato. Superato questo valore, il 40% di margine che avanza sottraendo i costi variabili, diventa utile, essendo i costi fissi già coperti.
      Complimenti per la corretta applicazione e piacere di averla risentita.

      Rispondi
      • La ringrazio Maurizio!
        Si!!!!! Ci siamo sentiti tempo fa….
        So che la mia domanda poteva sembrare assurda (una volta individuato i valori, sbagliare la formula data da Lei era praticamente impossibile!) però le ho chiesto conferma perchè ho presentato il quesito ad un mio consulente in quale, con un conteggio approssimativo, mi aveva dato come BEP un valore di €. 1.200.000,00 circa.
        Per questo mi sembrava strano essermi discostata così tanto…così ho voluto chiedere una conferma direttamente da lei per essere sicura di non essermi sbagliata!
        La ringrazio nuovamente.
        A presto

        Rispondi
  17. Buongiorno Maurizio,
    l’ho avuta come docente in aula online e mi ha colpito la sua chiarezza nel rendere accessibili concetti anche molto complicati. Ora trovare questo suo sito con molti argomenti utili a chi ha un’azienda è un vero piacere.

    Rispondi
    • Grazie mille Antonio. I complimenti fanno sempre piacere. Speriamo, presto, di poter tornare anche alle lezioni in presenza e ai contatti umani! I miei migliori auguri.

      Rispondi
  18. Buongiorno,
    ho letto la sua spiegazione ed è stato chiarissimo. Volevo chiedere se si poteva calcolare il BEP mensile e se si in che modo? utilizzando un bilancino mensile?
    Grazie mille per la risposta.

    Rispondi
  19. Buongiorno Dr. Bianco articolo interessante e spiegato molto bene e in modo semplice.
    Le chiedevo se il BEP si può fare anche mensilmente, cioè avrei bisogno di trovare la soglia oltre la quale non possiamo scendere previsionale mensile.
    il calcolo presumo sia lo stesso, per i costi fissi non ci sono problemi ma per quelli variabili come posso fare?
    La ringrazio,
    Cordialmente

    Rispondi
    • Buongiorno Gent.ma Luisella.
      Per calcolare il BEP mensile è sufficiente inserire i costi fissi mensili, mentre per quello annuale servono i costi fissi annuali. (meglio sarebbe per calcolare il break even mensile prendere i costi fissi annuali diviso 12 così eliminiamo alcune asincronie di registrazione).
      Per quanto riguarda i costi variabili è rilevante l’incidenza % degli stessi rispetto ai ricavi del periodo. Mi spiego meglio se nel mese ha ricavi per 1.000 e costi variabili per 600 l’incidenza è il 60% (o 0,60 che è uguale). Dal momento che per ogni mese può variare leggermente, se prende l’incidenza annuale è più sicura di avere un valore medio che, essendo in percentuale, non risente del periodo di osservazione.
      Spero di esserle stato utile, anche se, ahimè, l’argomento è un po’ matematico.

      Rispondi
  20. Eccezionale! Sono concetti molto complicati, dal punto di vista matematico, che ha saputo rendere comprensibili anche a chi ha un po’ seppellito la matematica nei ricordi scolastici, e rendere pratici con il file che ti guida passo per passo.
    La ringrazio molto. Perchè non scrive un libro che, per chi ha un’azienda come me, sarebbe utilissimo?

    Rispondi
    • Grazie Valter, ne sono lieto e spero che le siano utili.
      In quanto al libro ci sto pensando ma richiede un grande impegno di tempo!
      Buon weekend!

      Rispondi
  21. Buongiorno, sono un controller assunto da poco in una azienda multiservizi.
    Sto procedendo con il calcolo del valore orario di lavoro per ogni singolo settore di attività. per portare un esempio :

    settore manutenzione industriale
    valore di ogni ora lavorata 17€ = fatturato / ore totali lavorate
    costo orario 14€ = costi totali / ore totali lavorate
    profitto orario 3€ = ricavi / ore totali lavorate

    secondo il suo parere in che rapporto dovrebbero stare queste 3 grandezze?
    A questi e al margine di contribuzione , quali altri indici potrei affiancare per ottenere un quadro preciso dell’andamento aziendale?

    Rispondi
    • Buongiorno Ivan,
      quello che sta calcolando è un ottimo indicatore sintetico di efficienza. Potrebbe utilizzarlo per fare confronti nel tempo (la stessa azienda in periodi diversi) e confronti nello spazio (l’azienda rispetto ai concorrenti).
      Per questo secondo punto le consiglio di scaricare i bilanci di aziende simili o concorrenti nello stesso settore di attività. Lo può fare collegandosi al sito del registro imprese dove sono riportate tutte le istruzioni.
      Occorre registrarsi, effettuare una ricarica e cercare l’azienda, possibilmente disponendo della partita iva altrimenti la ricerca diventa lunga e dispendiosa. Naturalmente questo vale solo per le società di capitali cioè srl e spa mentre le ditte individuali, snc e sas non sono tenute al deposito del bilancio.
      Per quanto riguarda il rapporto tra le grandezze, intanto è buono che sia positivo. Maggiori indicazioni possono venire solo dal confronto con aziende dello stesso settore.
      Infine sugli altri eventuali indicatori si potrebbe scrivere un libro (o fare un consulenza). Provi a cercare su internet “KPI andamento aziendale” ma la avverto che troverà il mondo.

      Rispondi
  22. Buongiorno,
    nel calcolo del fatturato di equilibrio in un’azienda multiprodotto Lei parte dal presupposto che si abbia a disposizione il fatturato (ricavi di vendita) dell’anno precedente.
    Se volessimo calcolare un fatturato di pareggio senza avere questo dato consuntivo dell’anno precedente in quanto l’azienda deve ancora costituirsi ma vuole verificare se l’investimento sia fattibile come possiamo modificare la formula?
    Si hanno a disposizione solo i dati relativi ai costi fissi e variabili presunti (al massimo potremmo ipotizzare una percentuale di ricarico sulel vendite), quale fatturato si dovrà avere per coprire quei costi e avere quel margine?

    Grazie della disponibilità

    Rispondi
    • Buongiorno Fabio.
      il calcolo del fatturato di pareggio è un metodo abbastanza semplice quando si hanno i dati consuntivi di un anno e si vuole avere un fatturato di riferimento in ipotesi costanti (uguali costi fissi, incidenza dei costi variabili costante, prezzi costanti e mix costante).
      Si può però applicare anche a preventivo per un’azienda non ancora costituita a patto di ipotizzare, come dice giustamente lei, i costi fissi, una percentuale di ricarico e un mix tra i ricavi dei diversi prodotti (ovviamente se il prodotto è uno solo quest’ultima non serve).
      Nella formula del fatturato di pareggio, che poi è una divisione, dobbiamo mettere al numeratore (sopra) l’importo dei costi fissi di periodo, e al denominatore (sotto) il margine di contribuzione % medio ponderato (mi scuso per il parolone che ora chiarisco).
      Io venderò due prodotti:

      • jeans che mi costano (costo variabile unitario) 25 €, con un ricarico del 200 %, quindi prezzo di vendita 50€;
      • felpe che mi costano (cvu) 10 €, con un ricarico del 400 %, quindi prezzo di vendita 40 €.

      I miei margini di contribuzione unitari saranno:

      • jeans: prezzo – cvu = 50 – 25 = 25 mdcu jeans;
      • felpe: prezzo – cvu = 40 – 10 = 30 mdcu jeans;

      Mentre i margini di contribuzione % sul prezzo saranno:

      • jeans: mdcu/prezzo = 25/50 = 50%
      • felpe: mdcu/prezzo = 30/40 = 75%

      Ora parliamo di MIX sui ricavi di vendita.
      Penso che per ogni jeans venderò 4 felpe.
      Ciò significa che i ricavi dei jeans saranno (50*1=) 50€ mentre quelli delle felpe (40*5=) 200 € per un totale complessivo di 250 €.
      Il mix% sui ricavi, anche detto marginalità, sarà pertanto:

      • jeans: 50/250 = 20%
      • felpe: 200/250 = 80%

      Se i ricavi fossero equamente distribuiti il mix sarebbe 50 e 50 e il mdc medio ponderato si posizionerebbe esattamente a metà tra il 50% dei jeans e il 75% delle felpe. In questo caso invece i jeans pesano il 20% mentre le felpe l’80% quindi sarà più vicino alla marginalità delle felpe.
      Non rimane, per terminare il calcolo del margine di contribuzione medio ponderato che pesare i due mdc% (50% e 75%) per i rispettivi mix (20% e 80%) in questo modo:

      (50% * 20%) + (75% * 80%) = 70% mdc% medio ponderato

      Infine dividiamo i costi fissi totali per questa % e otteniamo il fatturato di pareggio: ad es 28.000 / 70% = 40.000
      Il calcolo viene invece automaticamente disponendo dei dati consuntivi e ora capirà perché, per semplicità, avevo scelto questa strada invece di approfondire la formula dettagliata che è piuttosto complessa.
      Le invio sulla sua mail un file che può agevolarla nel compito, partendo dal ricarico, di ipotizzare un mix e calcolare il fatturato di pareggio.
      Spero di esserle stato utile.

      Rispondi
  23. Buongiorno Maurizio,
    sto lavorando al budget di una nuova azienda che mette a disposizione degli utenti una piattaforma web con un modello di sottoscrizione mensile. Fra i costi variabili ho considerato il costo del cloud per rendere accessibile la piattaforma, ma ho il dubbio che in realtà sia un costo fisso incrementale perché si paga un fisso per un numero massimo di utenti. Quindi è un costo che non cambia sia che io abbia 100 clienti sia che ne abbia 500 (oltre c’è la necessità di acquistare al piano superiore). In questo caso il costo variabili unitario cambia in base al numero di miei clienti, per cui non riesco a calcolare il margine di contribuzione e quindi il break even; pensavo di usare il calcolo del fatturato di pareggio, pur non avendo dati di consuntivo in quanto nuova azienda, ma appunto non riesco a calcolare un margine di contribuzione. Come consiglia di procedere in questi casi?

    Grazie

    Rispondi
    • Buonasera Claudio,
      sì ha dato una giusta soluzione al suo dubbio. In effetti il costo del cloud è un costo fisso, nel caso particolare varia a scalini a seconda della fascia di utenti. Può avere maggiori informazioni sui costi fissi a scalini nel post sui costi fissi e variabili al paragrafo sul breve e lungo periodo
      Nel caso di un’azienda come quella che descrive i costi variabili potrebbero essere quelli legati alla gestione del cliente (assistenza, registrazione cliente, fatturazione) e, forse, qualche millesimo di chilowatt di energia, probabilmente trascurabile.
      E’ anche probabile che non ne individui, nel qual caso il prezzo è integralmente margine di contribuzione non dovendo sottrarre alcun costo variabile unitario.
      Nel caso di costi fissi a scalini è possibile (ma non è detto) che ci siano più di un fatturato di break even.
      Ho modificato il file sul fatturato di pareggio e glielo mando sulla sua mail personale, ma voglio una percentuale sul lavoro al cliente (per questa volta scherzo).
      Buon lavoro!

      Rispondi
  24. Buongiorno, signor. Bianco,
    ho trovato molto interessante il suo articolo ma mi sorge ancora un dubbio.
    Se mi si chiede di calcolare il bep in termini di volumi per tre prodotti e di ripartire dei costi fissi in comune tra i tre, come procedo con i calcoli dopo essermi calcolata la percentuale dei mix di volumi per ciascun prodotto?
    Non so come procedere per ripartire i costi e quindi nel calcolarmi il bep generale per poi ripartirlo.

    Rispondi
    • Buongiorno Clarissa.
      Se i costi fissi sono comuni ai tre prodotti, si calcola il fatturato di pareggio a mix costante.
      Se i costi fissi viceversa sono specifici, cioè ogni prodotto ha i suoi chiaramente individuabili si può calcolare il volume di pareggio per ognuno dei tre prodotti.
      Esiste anche una terza alternativa cioè che i costi fissi siano comuni ma sia stata individuata una modalità di ripartizione tra i tre prodotti che, per quanto soggettiva, è ritenuta attendibile.
      In tal caso posso calcolare un volume di break even per ciascun prodotto applicando la consueta formula: al numeratore i costi fissi attribuiti a ciascun prodotto e al denominatore la differenza tra prezzo e costo variabile unitario di ogni prodotto.
      Per maggiori informazioni sulla formula del volume di pareggio (caso 2 e 3) può consultare direttamente questo paragrafo: formula del break even point

      Rispondi
  25. Buongiorno Dott. Bianco,
    inizialmente la volevo ringraziare per i contenuti messi a disposizione, i quali sono chiarissimi e di facile comprensione.
    Vorrei, però, chiederle un consiglio. Nell’azienda dove lavoro si vuole creare un sistema di controllo di gestione (inesistente ad oggi, se non per qualche piccolo calcolo che, a parer mio, è fine solo a sé stesso).
    La mia idea era quella di effettuare, inizialmente, un’analisi di Break Even, ma trattandosi di un’azienda di distribuzione con più magazzini e migliaia di referenze molto diverse tra loro (anche per quanto riguarda la marginalità) non ho ben chiaro come procedere, partendo dal presupposto che questa analisi non è mai stata effettuata.
    La ringrazio nuovamente!!

    Rispondi
    • Buongiorno Gent.ma Alessia,
      intanto la ringrazio per gli apprezzamenti.
      L’analisi del break even è sicuramente utile come punto di partenza, se offre qualche informazione in più rispetto a quanto esistente, e mi orienterei su quella del fatturato di pareggio dal momento che l’azienda gestisce molti articoli diversi tra loro.
      Può utilizzare il file allegato a questo articolo, da oggi scaricabile senza bisogno di lasciare la mail.
      Prenda il Conto Economico dell’anno scorso, inserisca costi e ricavi nel file al posto di quelli esistenti e classifichi le voci di costo in fisse e variabili: in caso di dubbio può consultare questo articolo sui costi fissi e costi variabili.
      Questo le fornirà il margine di contribuzione medio aziendale di tutti gli articoli relativo al mix di vendita dell’anno precedente e, soprattutto, il fatturato minimo per non perderci.
      Buon lavoro e in caso di dubbi mi scriva, sarò via per lavoro ma, se la domanda non è troppo complicata le risponderò la sera.

      Rispondi
      • Grazie mille!
        Avrei ancora solo un’ultima domanda: la contabilità analitica, essenziale per un buon controllo di gestione, presenta alcune lacune.
        Come potrei implementarla?

        Rispondi
        • Buongiorno Alessia,
          rivolgendosi ad un consulente con più di 20 anni di esperienza nel settore! 😉
          Scusi ma non ho saputo resistere.
          Ironia a parte, apprezzo che riconosca che una buona contabilità analitica è essenziale.
          Deve procedere per gradi intanto, probabilmente, servono risultati infra annuali (ad es. mensili) attendibili e tempestivi.
          Poi bisogna stabilire quali “parti” più piccole del totale azienda è indispensabile monitorare: ad esempio magazzino, famiglie di prodotti, gruppi di clienti, area di vendita, tipo di consegna, corriere, canale di vendita, ecc…
          Infine assicurarsi che la contabilità analitica classifichi ricavi e costi secondo le necessità stabilite, con le opportune allocazioni e i dovuti ribaltamenti.
          Il processo è lungo e deve essere graduale, assicurandosi che “il gioco valga la candela”.
          Spero di esserle stato utile, più di questo diventa una consulenza.

          Rispondi
  26. Buongiorno Maurizio,
    grazie per la chiarezza e la semplicità espositiva,
    Il quesito che ti sottopongo è questo: come considero nell’analisi BEP le rimanenze al 31/12, sia i SAL del cantieri (nel mio caso) che le RF di merci?
    Potrebbe aver senso includere nei costi variabili le rimanenze iniziali e nei ricavi quelle finali oppure vanno totalmente omesse?
    Grazie infinite!

    Rispondi
    • Buonasera Marta,
      mi scuso per il ritardo ma ero in consulenza presso un azienda del Lago Maggiore. Ho finito alle 18 il tempo di tornare in auto e di cenare.
      Sì nell’analisi del BEP devo considerare anche le rimanenze perché, per quanto riguarda le materie prime, sono i “consumi” ad essere variabili cioè rimanenze iniziali + acquisti di materie prime – rimanenze finali.
      Purtroppo però la questione si complica (per questo l’avevo omessa nell’articolo).
      Per quanto riguarda i ricavi occorre considerare il valore della produzione (ricavi di vendita + rimanenze iniziali di prodotti finiti e semilavorati – rimanenze finali di prodotti finiti e semilavorati) se voglio stabilire un BEP di produzione.
      Se invece sono interessato al BEP di vendita, devo spostare la variazione delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati dal lato dei costi, cambiandola di segno, e ottenendo un conto economico a costo del venduto.
      Ti consiglio di leggere il commento in risposta ad Alessio, dell’articolo sul break even a quantità, per quanto riguarda il trattamento delle rimanenze in un’azienda commerciale
      Invece per una trattazione più completa del tema delle rimanenze di materie prime e di prodotti finiti ti consiglio quest’altro commento, che non so perché è finito nell’articolo sui costi fissi e variabili, in risposta a Daniele.
      Ti mando un prospetto sulla tua mail.
      Per ogni ulteriore chiarimento scrivimi pure ma ho un luglio piuttosto impegnativo.
      Buon lavoro

      Rispondi
  27. Buongiorno Maurizio, come prima cosa complimenti per l’articolo molto chiaro. Scrivo per avere un chiarimento sul come calcolare il BEP dopo aver fatto un conto economico previsionale a tre anni. Nel mio CE si prevede un primo anno in perdita di circa 30 mila euro, si comincia ad andare in attivo di 20 mila al secondo anno ma il BEP così come spiegato nell’articolo mi dice quanti clienti devo acquisire (azienda di servizi) per ciascun anno, ma non complessivamente. Inizialmente avevo sommato i costi dei tre anni diviso il prezzo medio di vendita, ma ovviamente ogni anno è previsto un incremento dei costi e quindi questo calcolo mi indica un numero di clienti che potrò raggiungere nei tre anni, ma già dal secondo anno è previsto un attivo…
    Ho provato allora a sommare i costi del secondo anno e la perdita di 30k del primo anno, ragionando col fatto che per andare in utile devo riuscire a vendere anche per ripianare le perdite del primo anno; in questo modo il calcolo è coerente con il raggiungimento del profitto al secondo anno, ma non so se sia concettualmente esatto.

    Spero di essermi spiegato e che potrà chiarirmi le idee. Grazie anticipatamente.

    Rispondi
    • Buonasera Marco,
      domande molto interessanti, cercherò di risponderle punto per punto, se il caldo di questi giorni non mi ottenebra il cervello 😉
      Per come è stato pensato il calcolo del Fatturato di pareggio si applica ad un solo anno.
      Tuttavia se i prezzi sono costanti (ad esempio 400 € a cliente), i costi variabili unitari sono costanti nel tempo (cioè 300 € a cliente in tutti e 3 gli anni) e i costi fissi sono anch’essi perfettamente fissi nel tempo (cioè sempre 20.000 €) allora il risultato è applicabile indifferentemente ai 3 anni. In questo caso il margine % sarebbe il 25% (o 0,25 che è lo stesso). Dividendo i 20.000 di costi fissi per 0,25 ho un fatturato di pareggio di 80.000 per ognuno dei 3 diversi anni.
      Che in caso di servizi omogenei significa 80.000/400=200 clienti/anno.
      Altrimenti calcolerei 3 diversi fatturati di pareggio per i 3 anni.
      Se nel secondo anno vuole coprire la perdita del primo calcolerà un diverso valore che non sarà il fatturato di pareggio ma il “fatturato che consente di coprire la perdita dell’anno precedente” o “che consente un utile pari alla perdita anno prec.” semplicemente sommando ai costi fissi il valore di 30K e dividendo per la marginalità %.
      Bisognerebbe, a parte, considerare se i clienti una volta acquisiti tendenzialmente permangono (ad es. commercialista, fornitore di telefonia) o se ogni anno devo trovarne di nuovi perché sono servizi tendenzialmente una tantum (ad es. agenzia immobiliare).
      Spero di averla aiutata.

      Rispondi
  28. Buonasera Marco,
    mi accingo ad aprire una rivendita di vini e prodotti tipici e sto cercando di valutare la fattibilità dell’impresa. Non ho ovviamente storici d’incasso, ma ho la necessità di calcolare il punto di pareggio, cioè sapere quanto dovrei ricavare per coprire i costi fissi. Questi ultimi cercherò di stimarli con la massima accuratezza. Mi pare che il file per il calcolo del fatturato di breakeven mi possa essere poco utile, anche perché non credo di averlo capito. Ad esempio non vedo, nell’elenco dei costi, quello principale, cioè quello relativo all’acquisto dei prodotti venduti (e nemmeno altri come i contributi inps minimi). Se ricavo, come nel file, 50000 € e so che il margine medio di questo tipo di prodotti si aggira intorno al 40%, dovrei avere circa 35000 di costo e 15000 di margine. Dove sbaglio? Grazie in anticipo

    Rispondi
    • Buongiorno Davide,
      intanto mi chiamo Maurizio.
      Il file si riferisce ad una società di servizi ma le voci di costo sono liberamente modificabili secondo le esigenze. Quindi è possibile inserire, non gli acquisti dei beni venduti, ma i consumi dei beni venduti (scorte iniziali + acquisti – scorte finali).
      Se lo ritiene è possibile anche inserire i contributi INPS. Non li vede intanto perché il punto di pareggio è calcolato a livello di risultato operativo (quindi prima di interessi e imposte), poi perché sono diversi a seconda del tipo di società (spa, srl, snc, ditta individuale) e del regime fiscale (contabilità ordinaria, semplificata o forfettaria) e infine perché sono relativi alla persona del socio o imprenditore e non all’impresa.
      Un file personalizzato per ogni tipo di attività non potrebbe essere gratuito.
      Il margine cui fa riferimento il file è il margine di contribuzione (ricavi meno costi variabili) e non il margine operativo del quale stiamo cercando il pareggio.
      Se la marginalità (sempre di contribuzione) del mio prodotto è del 40% (lo compro a 60 e lo vendo a 100), una volta calcolati i costi fissi, ad esempio 20.000, l’ammontare di ricavi che marginando il 40% mi consente di coprire i costi fissi sarà di 50.000, così calcolato: Costi Fissi Totali / margine di contribuzione sui ricavi = 20.000 / 40% = 50.000.
      Spero di esserle stato utile.

      Rispondi
  29. Grazie Maurizio, è stato chiarissimo e anche molto gentile. I suoi articoli sono utili ed esaustivi, adesso rileggendo tutto con più attenzione comincio a chiarirmi molte cose. Grazie ancora!

    Rispondi
  30. Buonasera Maurizio,
    la ringrazio per i suoi articoli molto chiari anche per i neofiti dell’economia come me! Volevo chiederle però un chiarimento, come possiamo calcolare un pareggio di bilancio di una attività che offre servizi intellettuali e non prodotti con un costo fisso(liberi professionisti in genere)? Il prezzo dei servizi offerti sarà molto vario a seconda delle circostanze, delle richieste e di tantissimi altri fattori, in sostanza difficilmente prevedibile. Oltretutto in una attività come quella di un libero professionista che offre servizi intellettuali dove le tasse sono proporzionali al fatturato, andrebbero inserite nei costi variabili?
    La ringrazio ancora per la sua chiarezza.
    Gianmarco

    Rispondi
    • Buongiorno Gianmarco.
      Intanto mi suso per il ritardo nella risposta ma se mi scrive il venerdì a quasi mezzanotte faccio fatica a rispondere entro poche ore, anche perché il sabato avevo una lezione ai master “formula weekend”.
      In una attività di consulenza intellettuale (come la mia) le quantità di pareggio si possono calcolare in termini di “giornate” o di “ore”.
      Nel mio caso faccio così perché il costo orario è sempre lo stesso.
      Comprendo però che il costo (e il fatturato conseguente) possono avere diversa intensità a seconda del servizio offerto.
      Questo commento è relativo all’articolo sul fatturato di pareggio. In questo caso è possibile calcolarlo a patto di ipotizzare un mix costante.
      In altre parole assumere che nel prossimo anno la “torta” tra consulenze ad alto, medio e basso prezzo abbia la stessa composizione.
      Solitamente il fatturato di pareggio si calcola a livello di risultato operativo, cioè prima delle imposte.
      Se volesse inserire le imposte, che sono in percentuale sull’utlie (ricavi meno costi) e non sul fatturato, potrebbe inserirle come costo variabile, con una leggera forzatura come specificato di seguito:
      40% sull’utile in presenza di costi pari al 50% dei ricavi uguale 20 % sul fatturato.
      Grazie per i complimenti e i miei migliori auguri!!

      Rispondi

Lascia un commento